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mercoledì 24 ottobre 2007

Sul reparto di psichiatria dell'ospedale di Prato


Leggendo il quotidiano, sul problema della salute mentale, mi sono reso conto di com’è ingombrante affrontare l’annosa situazione dei reparti di psichiatria negli ospedali ed in particolare quello di Prato, la visita fatta dal consigliere regionale di forza Italia Alberto Magnolfi non è la prima, ma una di una lunga serie fatta in tutti gli ospedali nazionali, e a tutt’oggi non è che le cose siano cambiate molto.

Ricordo, che da consigliere comunale sollevai il problema tredici anni fa e denunciai che i malati psichiatrici erano considerati di serie B.
Qualcuno s’infuriò per ciò che avevo detto, ma a distanza d’anni mi sono reso conto che niente è cambiato anzi, peggiorato.

Fabio Baldi, del tribunale dei diritti dei malati, più volte solleva il problema, ma è una voce nel deserto; è più facile per i politici, andare a trovare malati in corsie di degenza ben predisposte che in corsie fatiscenti e con malati che, avvolte mettono paura, ma anche i reparti di psichiatria sono luoghi integranti della sanità oppure appartengono ad altro?

I medici ed infermieri del reparto psichiatrico, sono persone preparate sia deontologicamente sia professionalmente e loro fanno il possibile per rendere meno gravoso il ricovero, ma il vero problema, è all’origine.
La vita esistenziale dell’uomo, ha subito delle grosse ferite, dovute ad una società malata di protagonismo e consumismo dove non c’è spazio per il valore umano che è sistematicamente calpestato.

I giovani hanno perso i punti di riferimento, d’identificazione, i valori, le morali, le famiglie non hanno più le certezze socio economiche, necessarie, per il vivere tranquilli, il disagio esistenziale si fa sempre più sentire.

Io credo che necessiti un lavoro di gruppo, di sinergie fra tutti gli operatori socio sanitari, i medici ottimi nel prescrivere i farmaci devono essere anche degli ottimi psicologi e qui occorrerebbe una verifica poiché mi risulta che non si soffermano più di tanto ad ascoltare i gridi e osservare i segnali d’allarme, il più delle volte prescrivono il farmaco e attendono gli esiti.

Il Ministero della sanità deve rivedere le procedure di prevenzione e secondo me, affiancare ad un medico uno psicologo psicoterapeuta in modo tale da dare un vero aiuto a coloro che lo richiedono.
La professionalità, la deontologia di tutte le figure socio sanitarie non è da denigrare ne demonizzare come avviene sistematicamente fatto, ma è giunta l’ora di collaborare per il bene dei malati, dei giovani, delle famiglie della popolazione tutta.

Ascoltare, riflettere, rispondere è un ottimo mixer per prevenire, se è attuato probabilmente qualche suicidio si potrebbe evitare e per quest’invito il tribunale dei diritti del malato, a continuare la battaglia poiché i malati mentali hanno necessità di spazi e luoghi confortevoli, rasserenanti dove la dolcezza e l’amore per le persone sono i primi farmaci e no i tuguri come prigioni.

Dr. Sergio Puggelli
Il quartiere Prato Nord Il quartiere Prato Nord Il quartiere Prato NordIl quartiere Prato NordIl quartiere Prato NordIl quartiere Prato NordIl quartiere Prato NordIl quartiere Prato NordIl quartiere Prato NordIl quartiere Prato NordIl quartiere Prato NordIl quartiere Prato NordIl quartiere Prato NordIl quartiere Prato NordIl quartiere Prato Nord

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