Pagine

giovedì 26 febbraio 2009

INTERVISTA A MARCO ROMAGNOLI


da la Nazione del 26/02/09

«Poco popolare: Pd, quanti errori» L’analisi post primarie del sindaco: non eravamo io e Logli il problema


IL PARTITO democratico pratese? E’ formato al vertice da dirigenti, ma non da un gruppo dirigente; deve rinnovarsi sostanzialmente non solo nella forma; è poco popolare: deve tornare davvero tra la gente. Il sindaco Marco Romagnoli, a dieci giorni dal risultato delle primarie che hanno sconfessato più la testa del Pd cittadino che il candidato Abati («Poteva essere un buon sindaco» dice) vuota il sacco. Sempre più convinto che la sua ’decapitazione’ (abbinata a quella del presidente della Provincia Logli) sia stato stato uno dei numerosi errori, fatti in questi mesi, dal suo partito.«E la gente lo ha capito ed ha mandato un messaggio chiaro, chiarissimo attraverso quello strumento estremamente democratico che sono le primarie» dice il sindaco. Gli è tornato il sorriso e la battuta dopo la vittoria di Carlesi e qualche sassolino dalle Clarks marroni se li toglie puntando il dito anche su colui che lo aveva incoronato sindaco (Martini) e poi lo ha abbandonato con l’avvallo della segreteria regionale e i rappresentanti più ’elevati’ del Pd (non risparmia critiche anche a Giacomelli).

Il Pd con la sua defenestrazione voleva dare una scossa alla città, invece è stato l’elettorato a dare una scossa al Pd col voto delle primarie.
«E’ stato dimostrato che la semplificazione del tipo ’è il sindaco che non va ’ che qualcuno voleva fare forse era sbagliata. Qualcuno ha pensato che tutto si risolvesse con il passo indietro mio e di Logli. Invece la situazione era complessa, come ha dimostrato anche lo scenario nazionale».
Quale riflessione fare a dieci giorni dal voto delle primarie?
«La conferma di una difficoltà di rapporto tra il Pd pratese e il suo elettorato e la città. Non sono bastati mesi di assemblee a recuperare il rapporto. Per fortuna c’è stata la saggezza di fare primarie vere rendendo così protagoniste le persone. Ciò è positivo e da qui bisogna ripartire».
Si aspettava la vittoria di Carlesi?
«La sua vittoria mi ha stupito. Ero convinto della vittoria di Abati perché quasi tutto il gruppo dirigente era con lui. Si poteva solo discutere del margine, non dell’esito».
E invece...
«E invece la presa del gruppo dirigente sul partito e sugli elettori non è stata tale come era logico aspettarsi. E’ utile riflettere su ciò, lo ripeto».Insomma è chiara la sconfessione del vertice del Pd pratese.«Il Pd deve tornare a fare rinnovamento vero della politica: il partito è nato per questo. Da una parte essere giovani non basta e dall’altra ci vuole la disponibilità dei dirigenti più anziani ad accettare rinnovamento sostanziale e non solo formale. Siamo in ritardo».
Cioè?
«In ritardo nella formazione del gruppo dirigente. All’inizio il vertice è stata la sommatoria dei due partiti Ds e Margherita, poi ha prevalso il singolo dirigente. Non si è creato un gruppo, anzi in alcuni casi c’è stata diffidenze reciproca tra dirigenti. C’è bisogno di condivisione di analisi, responsabilità e prospettive: finora non c’è stato tutto ciò».
Se un gruppo dirigente c’è si vede alle elezioni.
«Sì. E allora iniziamo a domandarci con quale programma andiamo alle elezioni? L’amministrazione comunale un rapporto con la città ce l’ha, il Pd quanto lo ha? Il dibattito di questi mesi ha dimostrato che le strategie dell’amministrazione comunale erano giuste».
Coesione: è possibile trovarla in questo Pd?
«Sono ottimista. Dagli errori si può imparare e non bisogna nasconderli come non deve passare il copione che qualcuno paga e qualcun altro non paga mai. Bisogna dirlo con chiarezza: si pensava che il malessere nascesse dalle amministrazioni provinciali e comunali. Non era così. Il malessere nasce da situazioni come la crisi economica, l’antipolitica».
Il Pd nazionale sta dando dei segnali.
«Veltroni si è dimesso, Franceschini ha fatto una segreteria non autoreferenziale».
A Prato qualcuno si deve dimettere?
«Non è ora il momento della resa dei conti. Ci vuole un Pd forte e non ripiegato su se stesso».
La vittoria di Carlesi è anche la sua?
«Sbagliato, la vittoria di Carlesi è di Carlesi. Semmai si può dire che su quel risultato hanno giocato fattori come il non apprezzamento per la non ricandidatura di sindaco e presidente della Provincia».
Carlesi possibile sindaco. Un peso rilevante da sostenere per un ruolo difficile.
«Il ruolo di per sè dà grande forza; certamente ci vuole un contorno che lavora positivamente visto lo scenario locale e nazionale di estrema crisi. E ci vuole la presenza di un partito tra la gente».
Dice che la giunta la sceglie lui.
«Bene, così partirà senza particolari condizionamenti, non ha cambiali firmate, non ha equilibri di cui preoccuparsi».
Abati poteva essere un buon sindaco secondo lei?
«Certamente sì».
Perché ha perso?
«Ha scontato un’immagine distorta: di essere espressione dell’apparato. E la gente non ha gradito. Non è stato valutato come un ottimo presidente di una società brillante, ma la crisi della politica lo ha fatto accomunare a qualcuno che occupa posti. E questi luoghi comuni, che sono molto radicati adesso, non mi piacciono».

Luigi Caroppo

Nessun commento: