Devo dire che sulla prima parte dell'intervista non ho niente da dire, sulla seconda, relativa alla scelta delle candidature, preferisco non commentare.
Francesco Bartolomei
Francesco Bartolomei
da la Nazione del 04/01/08
«Pd, serve un colpo di reni Bisogna ricostruire la fiducia» di ANNA BELTRAME
IL DEPUTATO Andrea Lulli, il giorno della «ricomposizione» nel Pd, ha qualche sassolino da togliersi dalle scarpe. «Per troppi mesi si è pensato che non ci fossero problemi di consenso e non è così. Si sono affrontati i problemi in modo ‘statico’, che non fa bene al partito, ma soprattutto alla città. Ci vuole uno slancio diverso, che finora è stato piuttosto carente»: ecco il suo messaggio.
Lo ha detto anche il vostro sondaggio, che i consensi del Pd sono in forte calo.
«E non mi ha sorpreso. Da tempo sollecitavo una riflessione critica, indicando un problema grave nella perdita di una missione condivisa per la città. Un problema che non è solo della politica, però, perché tutta Prato vive una fase di sbandamento. E il maggiore partito della città con questo deve fare i conti».
Non pare abbia iniziato a farli.
«I tempi sono maturi per un confronto vero, assolutamente necessario. Il Pd deve costruire un progetto da presentare alla città, sapendo che niente sarà più come prima. Prato è un luogo simbolo di una crisi globale».
In che senso?
«E’ entrata in crisi l’idea di potersi arricchire sempre di più in tempi sempre più brevi. Le crescenti sacche di povertà sono il portato di questa concezione di sviluppo: non a caso si vedono molto anche qui, nel distretto che un tempo era un modello di coesione sociale».
Ma in concreto a Prato cosa dovrebbe fare il Pd?
«Intanto difendere il tessile, ma solo le aziende che hanno un futuro, chiedendo sostegno al governo e all’Europa. E poi fare una battaglia per dare a Prato il ruolo che le compete nell’area metropolitana, alzando la voce».
Ad esempio?
«Gli interventi previsti a Castello. Al di là dell’inchiesta in corso, concentrare in quella zona funzioni e servizi è un grande rischio per Prato, a cominciare dal suo progetto per l’ex Banci. Non si possono accatastare interventi, vanno scelte priorità in un’ottica metropolitana e non più comunale. Quell’operazione va ripensato. E poi c’è un problema fondamentale...».
La mobilità fra Prato e Firenze?
«Certo. Collegamenti più veloci sono assolutamente necessari».
Per tanti pratesi il problema fondamentale sono gli immigrati.
«La presenza massiccia di immigrati porta oggettive difficoltà e tante famiglie si sono sentite sole di fronte ai problemi della convivenza, che sono altra cosa rispetto alla sicurezza. La questione è molto complessa e in giro c’è troppa facile propaganda».
Lei che idee ha?
«Ho letto sulla Nazione delle ditte cinesi che pensano a un proprio Pratotrade. Non va bene e bisogna dirlo chiaramente: i cinesi non possono fare comunità a sé, serve uno stop. E’ poi ovvio che l’illegalità economica va combattuta con determinazione e grazie al patto per la sicurezza firmato col governo Prodi si sono fatti passi avanti».
Insufficienti, secondo il Pdl.
«L’esercito non è un’utile risposta. Meglio riportare i dieci poliziotti in più, di cui Prato ha potuto disporre grazie al patto. Penso invece che togliere i limiti al money transfert, come Berlusconi ha fatto, sia una grande vantaggio per chi lavora in nero».
Il Pdl addebita al Pd molte colpe sui problemi quotidiani della convivenza.
«Non sono state valorizzate iniziative importanti su questo fronte, messe in campo ad esempio dall’Asl, coi medici di base o il dipartimento di igiene. Penso si debba fare di più, avere una presenza più assidua là dove ci sono i problemi, evitando facili e pericolose propagande».
Si riferisce a Milone?
«Non condivido la sua impostazione, in cui vedo un eccesso di ‘furbizia’. A forza si soffiare sul fuoco, c’è il rischio di alimentare l’incendio dell’intolleranza».
Lei ha firmato per Abati candidato sindaco.
«Una firma convinta, conosco le sue capacità».
Aveva firmato anche per Gabriella Melighetti per la Provincia.
«Perché la stimo e il fatto che abbia rinunciato alla candidatura per evitare divisioni, secondo me in parte artificiose, testimonia il valore della persona. Ora firmerò per Lamberto Gestri, altra persona di valore».
Non pensa che i teatrini sui nomi siano durati un po’ troppo?
«Il fatto che in gioco ci siano stati diversi nomi significa anche che il Pd non è retto da un ‘Re sole’...»
Cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno?
«Diciamo così...»
Abati e Gestri, presidente ed ex vicepresidente del Consiag, la ‘cassaforte del potere rosso’ come dice il Pdl.
«Abati si dimetterà e il Consiag è un’azienda che offre servizi molto competitivi per qualità e prezzo. Le critiche del Pdl sono meschine. E poi in questi anni Abati e Gestri hanno tagliato cda e poltrone, al Consiag».
In modo sufficiente?
«Si può sempre fare di più, ma la sobrietà è indispensabile in tutti i settori, non solo in politica».
In questi mesi non sono mancate le critiche alla giovane segretaria del Pd Squittieri.
«Ha rotto gli schemi del passato, i vecchi giochini oggi non servono a niente. Benedetta ha tutte le carte in regola per avere un ruolo ancora più da protagonista nella Prato di domani».
Ma vincere le elezioni stavolta non sarà facile.
«Vinceremo se riusciremo a trasmettere di nuovo fiducia alla città. Non è facile, ma questo adesso è il nostro compito».
IL DEPUTATO Andrea Lulli, il giorno della «ricomposizione» nel Pd, ha qualche sassolino da togliersi dalle scarpe. «Per troppi mesi si è pensato che non ci fossero problemi di consenso e non è così. Si sono affrontati i problemi in modo ‘statico’, che non fa bene al partito, ma soprattutto alla città. Ci vuole uno slancio diverso, che finora è stato piuttosto carente»: ecco il suo messaggio.
Lo ha detto anche il vostro sondaggio, che i consensi del Pd sono in forte calo.
«E non mi ha sorpreso. Da tempo sollecitavo una riflessione critica, indicando un problema grave nella perdita di una missione condivisa per la città. Un problema che non è solo della politica, però, perché tutta Prato vive una fase di sbandamento. E il maggiore partito della città con questo deve fare i conti».
Non pare abbia iniziato a farli.
«I tempi sono maturi per un confronto vero, assolutamente necessario. Il Pd deve costruire un progetto da presentare alla città, sapendo che niente sarà più come prima. Prato è un luogo simbolo di una crisi globale».
In che senso?
«E’ entrata in crisi l’idea di potersi arricchire sempre di più in tempi sempre più brevi. Le crescenti sacche di povertà sono il portato di questa concezione di sviluppo: non a caso si vedono molto anche qui, nel distretto che un tempo era un modello di coesione sociale».
Ma in concreto a Prato cosa dovrebbe fare il Pd?
«Intanto difendere il tessile, ma solo le aziende che hanno un futuro, chiedendo sostegno al governo e all’Europa. E poi fare una battaglia per dare a Prato il ruolo che le compete nell’area metropolitana, alzando la voce».
Ad esempio?
«Gli interventi previsti a Castello. Al di là dell’inchiesta in corso, concentrare in quella zona funzioni e servizi è un grande rischio per Prato, a cominciare dal suo progetto per l’ex Banci. Non si possono accatastare interventi, vanno scelte priorità in un’ottica metropolitana e non più comunale. Quell’operazione va ripensato. E poi c’è un problema fondamentale...».
La mobilità fra Prato e Firenze?
«Certo. Collegamenti più veloci sono assolutamente necessari».
Per tanti pratesi il problema fondamentale sono gli immigrati.
«La presenza massiccia di immigrati porta oggettive difficoltà e tante famiglie si sono sentite sole di fronte ai problemi della convivenza, che sono altra cosa rispetto alla sicurezza. La questione è molto complessa e in giro c’è troppa facile propaganda».
Lei che idee ha?
«Ho letto sulla Nazione delle ditte cinesi che pensano a un proprio Pratotrade. Non va bene e bisogna dirlo chiaramente: i cinesi non possono fare comunità a sé, serve uno stop. E’ poi ovvio che l’illegalità economica va combattuta con determinazione e grazie al patto per la sicurezza firmato col governo Prodi si sono fatti passi avanti».
Insufficienti, secondo il Pdl.
«L’esercito non è un’utile risposta. Meglio riportare i dieci poliziotti in più, di cui Prato ha potuto disporre grazie al patto. Penso invece che togliere i limiti al money transfert, come Berlusconi ha fatto, sia una grande vantaggio per chi lavora in nero».
Il Pdl addebita al Pd molte colpe sui problemi quotidiani della convivenza.
«Non sono state valorizzate iniziative importanti su questo fronte, messe in campo ad esempio dall’Asl, coi medici di base o il dipartimento di igiene. Penso si debba fare di più, avere una presenza più assidua là dove ci sono i problemi, evitando facili e pericolose propagande».
Si riferisce a Milone?
«Non condivido la sua impostazione, in cui vedo un eccesso di ‘furbizia’. A forza si soffiare sul fuoco, c’è il rischio di alimentare l’incendio dell’intolleranza».
Lei ha firmato per Abati candidato sindaco.
«Una firma convinta, conosco le sue capacità».
Aveva firmato anche per Gabriella Melighetti per la Provincia.
«Perché la stimo e il fatto che abbia rinunciato alla candidatura per evitare divisioni, secondo me in parte artificiose, testimonia il valore della persona. Ora firmerò per Lamberto Gestri, altra persona di valore».
Non pensa che i teatrini sui nomi siano durati un po’ troppo?
«Il fatto che in gioco ci siano stati diversi nomi significa anche che il Pd non è retto da un ‘Re sole’...»
Cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno?
«Diciamo così...»
Abati e Gestri, presidente ed ex vicepresidente del Consiag, la ‘cassaforte del potere rosso’ come dice il Pdl.
«Abati si dimetterà e il Consiag è un’azienda che offre servizi molto competitivi per qualità e prezzo. Le critiche del Pdl sono meschine. E poi in questi anni Abati e Gestri hanno tagliato cda e poltrone, al Consiag».
In modo sufficiente?
«Si può sempre fare di più, ma la sobrietà è indispensabile in tutti i settori, non solo in politica».
In questi mesi non sono mancate le critiche alla giovane segretaria del Pd Squittieri.
«Ha rotto gli schemi del passato, i vecchi giochini oggi non servono a niente. Benedetta ha tutte le carte in regola per avere un ruolo ancora più da protagonista nella Prato di domani».
Ma vincere le elezioni stavolta non sarà facile.
«Vinceremo se riusciremo a trasmettere di nuovo fiducia alla città. Non è facile, ma questo adesso è il nostro compito».
Nessun commento:
Posta un commento