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venerdì 30 gennaio 2009

OPINIONI DEI CANDIDATI SUL KEBAB

da La Nazione del 29/01/09
«Sì ai kebab in centro storico Ma solo di qualità e in regola»

Candidati a confronto dopo lo stop deciso dal Comune di Lucca

SE IL COMUNE di Lucca ha vietato in centro storico l’apertura di ristoranti, bar e fast food (kebab) «riconducibili ad etnie diverse» per cercare di «salvaguardare la tradizione culinaria e la tipicità architettonica, strutturale, culturale, storica e di arredo» della città, che cosa dovrebbe fare Prato? Il primo a chiederselo è stato il coordinatore comunale di Forza Italia Giorgio Silli, rispondendosi che anche qui ci sarebbe bisogno di un provvedimento simile. Un tema del genere, però, riguarda da vicino anche e soprattutto i tre candidati alla poltrona di sindaco che sono già scesi in campo, ovvero Aldo Milone per la lista «Prato libera & sicura», e i due candidati Pd alle primarie di coalizione del centrosinistra Massimo Carlesi e Paolo Abati. Che cosa faranno se dovessero succedere a Romagnoli? Basta il nuovo regolamento del commercio appena approvato (prevede nuovi standard di qualità ma non fa cenno alle tipologie di esercizio che possono o non possono stare in centro storico), oppure serve qualcosa di più incisivo?


IL PRIMO a rispondere è Milone: «Le norme approvate a Lucca non mi trovano del tutto contrario. Uno dei primi atti che farò in caso di elezione è la chiusura delle attività che causano il degrado e possono creare problemi di ordine pubblico. In centro storico bisogna mantenere soprattutto le attività del vecchio artigianato locale». Quindi via i kebab? «Non dico che devono sparire — precisa Milone — Qualche kebab in centro ci può essere, purché rispetti certi requisiti da stabilire con un regolamento apposito e solo in certe zone, ma in centro ci devono essere soprattutto negozi pratesi». L’ex assessore alla sicurezza non risparmia una critica alla giunta: «Il nuovo regolamento del commercio non è sufficiente, perché non sana l’esistente, non incide su attività come la pizzeria di via Magnolfi. Quel tipo di locali va chiuso».


ABATI INVECE, prima di tutto, punta il dito contro «una norma che sembra discriminatoria», ma anche lui si prepara ad usare il pugno duro: «Il punto vero è se ci sono locali che danno fastidio alla comunità oppure no — sottolinea — La priorità è far rispettare le regole: a Prato ci sono esercizi che andrebbero chiusi a prescindere dal prodotto che vendono e non dimentichiamo che anche quelli gestiti da italiani a volte creano difficoltà». Nel dettaglio Abati si dice «favorevole a regole che prevedano la chiusura dei locali che compromettono il normale vivere della città», apprezza il nuovo regolamento comunale perché ritiene fondamentali «il decoro dei negozi, la presenza di insegne in italiano e la qualità», ma riconosce che «le diverse tipologie di esercizi vanno distribuite bene per evitare assemblamenti».


PIÙ ESPLICITO il sì ai kebab di Carlesi, anche se il candidato non manca, come i suoi avversari, di vincolare il via libera al rispetto di norme sulla qualità commerciale e ambientale: «E’ difficile fare un’ordinanza selettiva, perché le ordinanze prima di tutto devono definire i criteri igienico sanitari e le regole da seguire. Scegliere quali esercizi possono stare in centro e quali no non è corretto, senza considerare che ci sono anche tanti cittadini che apprezzano altre cucine». Grande attenzione però sul fronte dei controlli: «Occorre essere molto determinati, semmai, nelle ordinanze che regolano la qualità e chiudere i locali che non rispettano le regole — aggiunge il candidato Pd — L’importante è stabilire le condizioni di partenza come fa il regolamento comunale. Per quanto mi riguarda, poi, mi preoccupano più gli internet point dei kebab, perché è più facile aggirare le normative».

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