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venerdì 31 ottobre 2008

LA VOLPE E L'ALLOCCO










Alberto Acquaro scrive:

Firenze, 30 ottobre 2008

Abbiamo appena assistito a una scenetta divertente e gustosa, degna dei migliori spettacoli di cabaret. La riporto in maniera quasi telegrafica, citando alcuni titoli di mezzi di comunicazione negli ultimi mesi.

Improvvisamente, in pieno agosto, Famiglia Cristiana lancia violenti attacchi al governo Berlusconi, ripresi da :

la Repubblica.it - 12 agosto 2008: Famiglia Cristiana ancora contro il governo: "Basta finti problemi di sicurezza" | Il settimanale cattolico attacca l'esecutivo: "Le imprese crescono, le famiglie invece sono sempre peggio". Ed è polemica. Bertolini (Pdl): "Hanno preso un colpo di sole, abbiamo fatto un ottimo lavoro".

Corriere della Sera.it - 15 agosto 2008: «L'Italia corre il rischio fascismo». Scontro Famiglia Cristiana-Governo | Nuovo affondo del settimanale cattolico contro il governo Berlusconi. Del Colle: «Ma non siamo cattocomunisti». La replica di Giovanardi e Gasparri: «Fascisti sono i loro toni».

Il giorno seguente, un comunicato conciliante della Santa Sede, che suona come un “invito a trattare” :

Comunicato ANSA - 15 agosto 2008: Famiglia Cristiana: Santa Sede, non è la nostra linea. | Padre Lombardi precisa dopo gli attacchi al governo: "è una testata importante della realtà cattolica ma non ha titolo per esprimere né la linea della Santa Sede né quella della Conferenza episcopale italiana". Il direttore del settimanale, don Sciortino: "Non ci sentiamo sconfessati".

Dopo poco più di una settimana, Berlusconi, tramite il ministro Gelmini, che aveva intanto pensato al grembiulino e al fiocco per i nostri scolari, è colto da irrefrenabile bisogno di “ricostruire” l’apparato dell’istruzione pubblica italiana :

la Repubblica.it - 24 agosto 2008: La Gelmini sugli insegnanti del Sud: "Abbassano qualità, faremo corsi" | Il ministro a tre settimane dalla ripresa: "Taglio di 85mila insegnanti e l'abbattimento degli sprechi".

Il progetto si dettaglia, sino a giungere agli 8 miliardi di Euro di tagli alla scuola pubblica, il che significa condannare alla decadenza il Paese ed equivale, guarda caso, a un favoloso favore elargito alle scuole private.

La forte, spontanea e apartitica reazione del mondo della scuola, inattesa nelle sue dimensioni, ha poi fatto riflettere tutti, anche Oltretevere, ove, prima del Cavaliere, hanno compreso che quel progetto delittuoso avrà un costo altissimo in termini di consenso. Cosa avreste fatto al loro posto? Io avrei agito esattamente come loro :

Comunicato ANSA - 28 ottobre 2008: Scuola: Dilaga la protesta | Lezioni in piazza e cortei. Studenti di nuovo davanti al Senato. Ma nasce il fronte anti-occupazione. Mercoledì previsto il via libera definitivo alla riforma Gelmini. Famiglia Cristiana: ”Il decreto va ritirato”. Cei: ”Dannoso agitare le piazze”.

Perfetto. La volpe si è sottratta a qualsiasi accusa di partecipazione al complotto ed ha lasciato un grande cerone acceso nelle mani dell’ allocco.

Non è possibile competere in astuzia con chi la pratica da tanti secoli !!!

Noi abbiamo avuto la ennesima conferma del fatto che l’ astuzia è solamente un pessimo surrogato dell’ intelligenza.

Questo messaggio è stato registrato, a seguito degli altri, nel sito

http://www.dante2000.it/ (Versione italiana, voce "Agli Italiani").

Alberto Acquaro

giovedì 30 ottobre 2008

PRIMARIE A PRATO

Rimango sconcertato da questo articolo , secondo me di certo non c'è proprio niente. Sicuramente le sorprese saranno molte, almeno lo spero.
Francesco Bartolomei


Da il Tirreno del 30/10/08

Squittieri si smarca: primarie e politica Conclusa l’assemblea provinciale-fiume, su le quotazioni di Abati


PRATO. Paolo Abati su. Adriano Benigni giù. Il borsino del nuovo candidato sindaco oscilla e le quotazioni, almeno oggi, danno il presidente del Consiag - saldamente sostenuto dal direttivo (l’ex segreteria), dalla componente ex Margherita ma anche dalla parte degli ex Ds che fa capo ad Andrea Lulli - in testa di qualche punto. Ma i giochi sono ben lungi dall’essere chiusi. Il partito che scommette sul presidente di Asm - consenso a macchia di leopardo tra i cosiddetti “anziani”, ex socialisti, una parte delle forze sindacali - spinge forte.


Dire se sia impotizzabile, a questo punto, un confronto diretto con le primarie tra i due candidati forti alla poltrona di sindaco, per ora è quasi impossibile. Perché, anche su questo fronte, le compagini sono due: quella che lavora per una scelta unitaria del gruppo dirigente su un nominativo, così da evitare guerre fratricide che potrebbero sempre verificarsi e l’altro che punta i piedi per strappare le primarie vere che non per forza debbono comportare morti e feriti. Altra variabile: le volontà dei due protagonisti che difficilmente - molto sono convinti - avranno la voglia di mettersi in gioco in un testa a testa dall’esito incerto. Allora? La linea, questa volta, l’ha detta la segretaria Benedetta Squittieri che nel discorso conclusivo, l’altra sera, della lunga marcia dell’assemblea provinciale - cinque riunioni-fiume, sessanta interventi - si è smarcata, creando anche qualche malumore. A sorpresa ha parlato di primarie - da vedere se di coalizione o di partito -, nessun cenno a scelte di nomi da parte del gruppo dirigente, ha ammesso che il Pd non ha marcato la sua presenza in città. Frase che ha lasciato molti sconcertati ma che poi ha spiegato sostenendo che il partito è ancora in costruzione ma nonostante questo ha comunque faticato a entrare e soprattutto a governare i conflitti della città. Una sorta di autocritica di preambolo però a una proposta: «L’errore più grande che possiamo fare - ha detto - è dare il senso che noi affrontiamo il dibattito tra noi solo sui nomi anzichè dare la priorità alla città e ai suoi problemi». Ovvero prima le questioni aperte, i grandi temi poi i nomi dei nuovi amministratori e questa volta portando il confronto nella base: dai circoli Pd che saranno chiamati ad organizzare ciascuno un’assemblea. Duro l’intervento del presidente del consiglio comunale Daniele Mannocci che ha chiesto - per uscire dalla frattura tra politica e città che il sondaggio Ipsos ha rappresentato - una nuova etica da parte di chi amministra. Partendo dalla difficoltà a discutere dei problemi interni al Comune, Mannocci ha puntato l’indice sulle incompatibilità degli incarichi, sulla gestione delle società partecipate e ha sostenuto che «la gestione della cosa pubblica è arrivata al capolinea» e che «è arrivato il momento, invece, di dare alla gente la speranza di un futuro». Chiusa la fase dell’“autocoscienza” dei big del Pd dalla settimana prossima inizierà la grande corsa per arrivare al 15 novembre con i nuovi nomi e con il programma. Squittieri tra lunedì e martedì riunirà i cinquanta della direzione ed è lì che si entrererà nel vivo delle questioni: primarie sì o no ma soprattutto con chi e per dire cosa. Un altro appuntamento attende il partito, quello con la conferenza programmatica fissata per il 7 e l’8 novembre al Metastasio, alla quale parteciperanno venerdì Pierluigi Bersani e sabato alle 16 il segretario nazionale Walter Veltroni.

mercoledì 29 ottobre 2008

REGOLAMENTO PRIMARIE PARTITO DEMOCRATICO PRATO

Articolo 1
(Premessa)
Il presente regolamento, in attuazione e in conformità agli statuti regionale e nazionale, nonché al regolamento quadro per la selezione delle candidature alle cariche istituzionali, approvato dalla Direzione Nazionale del 15 luglio 2008, disciplina, per quanto di competenza, lo svolgimento delle elezioni primarie promosse dal Partito Democratico dellaToscana.
Articolo 2
(Convocazione delle elezioni primarie)
Le elezioni primarie del Partito Democratico della Toscana per la selezione delle candidature per le elezioni amministrative del 2009, sono convocate, ad ogni livello interessato, per domenica
1 febbraio 2009. I seggi rimarranno aperti dalle ore 8 alle ore 21.
Articolo 3
(Comitato Organizzatore)
1. Le assemblee di ciascun livello interessato dalle elezioni amministrative eleggono, entro il 29 settembre, il Comitato organizzatore delle primarie, di cui all’articolo 3 comma 1 del regolamento quadro nazionale.
2. I compiti e le responsabilità del Comitato organizzatore sono disciplinati dall’articolo 3 commi 2 e 3 del regolamento quadro nazionale.
3. Nelle province su cui insistono due coordinamenti territoriali, limitatamente alle primarie relative all’individuazione del candidato a presidente della provincia, le assemblee territoriali individuano, nell’ambito dei rispettivi Comitati organizzatori, un ufficio di coordinamento per la gestione unitaria di tutte le fasi operative relative alle primarie.
Articolo 4
(Candidature)
1. Il sindaco o presidente di provincia uscente, quando risulti rieleggibile a norma di legge e dei requisiti richiesti dagli statuti nazionale e regionale, nello spirito dell’articolo 31, comma 11 dello statuto regionale, ed ai sensi dell’articolo 4 comma 2 del regolamento quadro nazionale,comunica, in forma scritta al Comitato organizzatore del livello corrispondente, entro e non oltre il 15 ottobre, la disponibilità a ricandidarsi.
2. Qualora il sindaco o il presidente di provincia uscente, al termine del primo mandato, avanzi nuovamente la propria candidatura, essa è da considerarsi immediatamente valida senza essere accompagnata da alcuna sottoscrizione a sostegno.
3. Qualora il sindaco o presidente di provincia uscente, al termine del primo mandato, avanzi nuovamente la propria candidatura, le candidature alternative di cittadini che si dichiarano elettori del Partito Democratico, possono essere presentate con il quorum minimo di sottoscrizione previsto dall’ articolo 4, comma 4 del regolamento quadro nazionale.
4. Nel caso in cui, per qualsiasi motivo, non vi sia la conferma della candidatura del sindaco o del presidente di provincia uscente, le nuove candidature a sindaco o a presidente di provincia, di cittadini che si dichiarano elettori del Partito Democratico, possono essere avanzate, ai sensi dell’articolo 4 comma 3 del regolamento quadro nazionale.
5. Le sottoscrizioni a sostegno delle candidature a sindaco o presidente di provincia, possono essere raccolte a partire dal 15 novembre 2008 e per le tre settimane seguenti.
6. Le sottoscrizioni debbono essere consegnate, in forma scritta, al comitato organizzatore territoriale, pena l’annullamento della candidatura, entro il 15 dicembre 2008. Il Comitato organizzatore procede alla verifica della documentazione con le modalità di cui all’articolo 4 del regolamento quadro nazionale.
7. Il Collegio dei garanti dell’Unione Regionale esaurisce l’esame di eventuali ricorsi entro e non oltre il 20 dicembre 2008, in modo che entro e non oltre il 22 dicembre 2008, ciascun Comitato organizzatore possa procedere al sorteggio, di cui all’articolo 4, comma 14, del regolamento quadro nazionale.
Articolo 5
(Campagna di informazione)
1. Le iniziative di presentazione delle primarie si tengono tra il 7 gennaio ed il 31 gennaio 2009; sono coordinate dal Comitato organizzatore, che ne assicura il corretto svolgimento, con i seguenti obiettivi: favorire la più ampia partecipazione al voto; promuovere la conoscenza del programma del Partito Democratico; trasmettere un messaggio unitario; promuovere in egual modo tutte le candidature e le rispettive dichiarazioni d’intenti.
2. Il codice di autoregolamentazione, che verrà approvato successivamente dalla Direzione regionale, conterrà i principi e le norme di comportamento cui si dovranno attenere i candidati e che gli stessi si dovranno impegnare ad onorare. Il codice di autoregolamentazione stabilirà inoltre un tetto alle spese individuali di ciascun candidato, in proporzione ai cittadini residenti in quel comune o in quella provincia, gli strumenti e le modalità consentite per una comunicazione corretta ed efficace, nonché coerente con il profilo del Partito Democratico.
Articolo 6
(Primarie di coalizione)
1. L’Assemblea del livello territoriale competente assume entro e non oltre il 15 novembre 2008, la decisione di impegnare il partito in primarie di coalizione. Tale scelta viene assunta di concerto con il livello territoriale superiore.
2. Il Pd ad ogni livello si impegna affinché il regolamento che disciplina le primarie di coalizione garantisca la medesima modalità di presentazione delle candidature attraverso la raccolta delle firme tra gli elettori, sia per le candidature espresse dalle forze politiche, che per le candidature dei cittadini che si dichiarino elettori della coalizione.
3. Quando le primarie siano promosse dalla coalizione, con le modalità di svolgimento stabilite nel livello locale il Partito Democratico individua le proprie candidature nel rispetto delle norme statutarie.
4. Nelle province su cui insistono due coordinamenti territoriali, limitatamente alle primarie relative all’individuazione del candidato presidente di provincia, le prerogative contenute nelle norme statutarie sono esercitate da ciascuna assemblea territoriale.
5. Qualora le primarie di coalizione già decise non dovessero avere luogo entro e non oltre il 15 febbraio 2009, in quel livello territoriale il partito, per individuare la candidatura a sindaco o a presidente di provincia, promuove primarie aperte agli elettori.
Articolo 7
(Comuni fino a 5.000 abitanti)
Qualora l’Assemblea comunale entro il 15 novembre, con la ratifica della direzione territoriale, accerti che non sussistono le condizioni per lo svolgimento di elezioni primarie,per l’individuazione del candidato a sindaco si procede con il metodo della selezione regolata nell’Assemblea comunale, con il vincolo che tale scelta e il relativo regolamento vengano approvati con il voto favorevole dell’80 per cento degli aventi diritto al voto.
Articolo 8
(Comune di Prato)
Ai fini del presente regolamento, le competenze sulle elezioni per il Comune di Prato sono
attribuite alla rispettiva assemblea territoriale

ANALISI SUI SONDAGGI DEL PD




Da "Il Tirreno" del 29.10.2008
Mario Lancisi
L’ondata di immigrati destabilizza Pd e sindaci

Luca Sani
Oggi il nostro operaio vede un concorrente nello straniero, continuando così il rischio è quello di una guerra tra poveri

Il sondaggio choc di Prato ha prodotto un brusco risveglio nel Pd toscano. Per la prima volta anche nella nostra regione la politica deve fare i conti con il fattore «I». Dove «I» sta per immigrati, e non per le tre «I» di morattiana memoria (inglese, informatica e impresa). Più un problema che un’opportunità. Un problema che finora era soprattutto vissuto al nord, in terra padana e leghista. Già alle elezioni politiche di aprile per la prima volta la Lega nord ha forzato la linea Maginot e si è incuneata nella rossa Toscana, raddoppiando i consensi alla Camera: 1,08 nel 2006 e oltre il 2 in queste elezioni. Così è scattato un seggio per le camicie verdi nella regione rossa.
Lega e Idv in ascesa. Il sondaggio commissionato dal Pd empolese, realizzato dall’Ipsos su un campione di 800 telefonate, nel periodo 11-13 ottobre 2008, ha registrato un’intenzione di voto molto favorevole per la Lega nord (2,9% contro l’1,3 delle politiche) per l’Italia dei valori (8,6 contro 3,8). Grosso modo stesso trend a Prato e, sembra di capire, anche in altre città. Bossi e Di Pietro. Due risposte forti e radicali al problema immigrazione.
Immigrati record. Il leghismo che attecchisce in terra toscana è favorito da due fattori: l’aumento degli stranieri in una regione a crescita demografica zero e la crisi economica. Nel 2006 in Toscana gli immigrati hanno registrato un aumento boom del 18% I regolari sono 289mila, corrispondenti al 7,8% della popolazione toscana (contro il 6,2% nazionale). Rispetto ad altre regioni è forte la presenza dei cinesi. A questi ritmi di crescita verrà superata la stima dell’Irpet, istituto di programmazione economica, secondo cui nel 2020 avremo 400mila stranieri, pari al 12% della popolazione.
Guerra tra poveri. L’altro fattore che ha portato l’immigrazione, come osserva Luca Sani, responsabile toscano del Pd per gli enti locali, ai primissimi posti nella preoccupazione dei toscani è la crisi economica. «Finora agli immigrati veniva riservata l’economia residuale, i lavori che non erano disposti a fare i toscani. Con la crisi la situazione è cambiata. Il nostro operaio vede nello straniero un concorrente. Il rischio in prospettiva è che si scateni una guerra tra i poveri», osserva il sindaco di Livorno Alessandro Cosimi.
Paura di perdere il posto. Nella città labronica - uno dei più importanti centri dove si voterà nel 2009 - gli immigrati sono poco più di 7mila, corrispondenti al 5% della popolazione. Una presenza che ancora non incide nelle dinamiche elettorali. Al contrario di Prato dove gli stranieri si aggirano intorno al 20 per cento e la questione cinesi ha spazzato via il sindaco Marco Romagnoli e il presidente della Provincia Massimo Logli. Lì i cinesi insidiano l’economia tessile.

Non è una questione di ordine pubblico: è che mentre i pratesi chiudono le aziende, i cinesi girano in Suv o Mercedes...
E anche se a Livorno, sottolinea il segretario del Pd Marco Ruggeri, i cittadini pongono in testa alle loro preoccupazioni la crisi economica, la paura di non trovare lavoro o di perderlo non è da escludere che questi elementi diventino esplosivi nella prospettiva di un aumento degli immigrati.
I cinesi e le regole. Osserva il segretario regionale del Pd Andrea Manciulli: «L’immigrazione è una risorsa, ma va saputa gestire con adeguate politiche di integrazione. Il che vuol dire ad esempio rispetto delle regole. Se in un capannone di cinesi a Prato lavorano anche i bambini, come accade spesso, è chiaro che viene meno il rispetto della legalità. Così come occorre ripensare anche all’urbanistica delle nostra città. Se le periferie sono tenute male è evidente che si favorisce il degrado...».
Alloggi e asili nido. Oltre all’economia, gli altri aspetti del fattore «I» sono quelli della sicurezza e dei diritti. La microcriminalità, l’insicurezza e la difficile integrazioni sono problemi sempre più rilevanti. Ad esempio a Viareggio c’è chi ritiene che nella sconfitta del centrosinistra alle recenti elezioni comunali abbia pesato anche la questione immigrati. Così come esiste il problema dei diritti: contributi economici comunali, graduatoria nell’assegnazione degli alloggi popolari e dei posti negli asili. Spesso i cittadini bussano alla porta del sindaco, racconta il primo cittadino di Grosseto Emo Bonifazi, e si lamentano: perché la casa è andata ai rumeni e non a noi grossetani?
La certezza della pena. Dice Marco Filippeschi, sindaco di Pisa: «Tenere insieme integrazione e salvaguardia delle regole non è facile. Sì, l’alloggio può andare anche alla famiglia rumena, se ne ha i requisiti. Però l’inserimento abitativo va seguito perché se nascono problemi c’è il rischio che tutta la politica dell’accoglienza entri in crisi».
La ricetta? La fornisce in conclusione Paolo Fontanelli, ex sindaco di Pisa e attuale responsabile nazionale del Pd. «Possiamo vincere la sfida dell’immigrazione se affrontiamo in tempo il problema. Le parole-chiave sono: diritti, doveri, regole e legalità. Ma anche certezza della pena. Se uno delinque deve stare in galera...».


martedì 28 ottobre 2008

ULTIMA TAPPA DIBATTITO PD PRATESE


da il Tirreno del 28/10/08

Stasera al circolo di Chiesanuova il Pd conclude il dibattito interno


PRATO. Ancora uno e poi basta. Stasera al circolo Favini di Chiesanuova si terrà l’ultima tappa (la quinta) del dibattito interno del Partito democratico che si è sviluppato dopo l’annuncio della mancata ricandidatura del sindaco Marco Romagnoli e del presidente della Provincia Massimo Logli.
Un momento di analisi politica che sarà servito, probabilmente, anche a mettere le basi per le ormai scontate primarie. I nomi dei candidati a sindaco e presidente della Provincia dovranno comunque essere fatte entro il 15 novembre.
Una decina gli iscritti a parlare, tra questi il presidente del consiglio comunale, Daniele Mannocci, il presidente della Gida, Bruno Ferranti, il consigliere comunale Linda Pieragnoli. La segretaria Benedetta Squittieri, al termine, traccerà le conclusioni di questo dibattito giunto quando i giochi erano stati però già fatti.

Stasera verrà anche indicata la data dell’incontro pubblico durante il quale la società di sondaggi, Ipsos, illustrerà i criteri adottati, il campione preso in esame, e le diverse risposte fornite dagli intervistati sui principali temi della vita cittadina. Un sondaggio rivelatosi decisivo, visto lo scarso appeal riscosso dal sindaco, nel costringere Romagnoli a fare un passo indietro.

lunedì 27 ottobre 2008

Tempio buddista cinese Viale Galilei


Dopo un iter burocratico complesso siamo quasi arrivati all'autorizzazione per un luogo di culto buddista cinese, spero che questo costituisca un passo verso l'integrazione con questa comunità.
Francesco Bartolomei



da Il Tirreno del 27/10/08
In consiglio il tempio buddista
Ultima tappa dell’iter per l’approvazione definitiva
PRATO. Ultimo round per il tempio buddista in piazza della Gualchierina, nei pressi di viale Galilei. Dopo l’approvazione in commissione, quasi un anno fa, il tempio arriva in Consiglio Comunale per l’approvazione definitiva.
La svolta si è avuta nel momento in cui l’Associazione buddista della comunità cinese ha richiesto di poter organizzare attività non solo religiose, ma anche sociali, culturali e di solidarietà nell’edificio ex produttivo. nuovo. Il primo no scattò infatti per la mancanza del necessario riconoscimento legale e giuridico dello Stato italiano per le confessioni religiose, esistente attualmente per il buddismo tibetano, ma non per il culto cinese, che secondo i dati presentati dall’Associazione pratese riguarda il 90% dei cinesi presenti in città. Pur non essendoci illegittimità o incompatibilità dal punto di vista urbanistico ad accogliere la richiesta di deroga al Prg, la maggioranza della commissione decise di rinviare il giudizio alla revisione del Piano strutturale per una riflessione più ampia sulle diverse confessioni presenti a Prato. In virtù del parere l’Associazione, con sede in via Filicaia, ha modificato la propria forma e il proprio statuto trasformandosi in’associazione in attesa di riconoscimento e si è iscritta nel Registro regionale delle Associazioni di promozione sociale nel settore culturale-educativo. Il nuovo uso viene quindi inquadrato tra i servizi di interesse pubblico proposti da privati, in un immobile già destinato a funzioni pubbliche dagli strumenti urbanistici e già nella disponibilità dei proponenti.

AUTUNNO ALL'ARCA





Un AUTUNNO di attenzioni al corpo e allo spirito.

immaginiamo il bosco zeppo di colori con i ciclamini selvatici, ghiande, castagne, diosperi..

VI INVITIAMO CALOROSAMENTE...

venerdì 24 ottobre ore 21 CONFERENZA sulla MUSICA SATURNIA con AGADE' collaboratore di Mario Pincherle http://agade.blog.tiscali.it/profilo.shtml

sabato 25 ottobre ore 21 INTRODUZIONE alla MEDIAZIONE UMANISTICA di JACQUELINE MORINEAU

mercoledì 27 ottobre ore 20 Scuola di PRANOTERAPIA dell'Associazione Homo Sapiens Italia: homo-sapiens@tiscali.it www.asshomosapiens.org 0584-32180

martedì 28 ottobre ore 21 PRESENTAZIONE LIBERA E GRATUITA di DANZA LATINO AMERICANA

sabato 25 ottobre ore 21 INCONTRO sulle EMOZIONI e ESPRESSIONE ARTISTICA con Barbara

Noci

mercoledì 12 novembre PRESENTAZIONEdeiPERCORSI di TEATRO ore 17-18,30 ragazzi 10-13 anni
ore 18,30-20 ragazzi 14-20 anni

http://www.arcaprato.it/settembre_ottobre_08.htm

vi aspettiamo!!!!

Per info chiamateci 0574/468308
o inviateci una mail: info@arcaprato.it

sabato 25 ottobre 2008

28 OTTOBRE - CONSIGLIO DI CIRCOSCRIZIONE


Martedì 28 ottobre alle ore 21,15, nella sala consiliare del centro Civico, via 7 Marzo n° 15, si riunisce il consiglio di Circoscrizione.

All'ordine del giorno:

1) Comunicazioni del Presidente
2) Verbale della precedente seduta - Approvazione.
3) Interrogazione delle componenti il Gruppo Consiliare di Alleanza Nazionale verso il Pdl su alcune problematiche inerenti la viabilità nella zona di Chiesanuova.
4) Commissione Lavori Pubblici, patrimonio immobiliare, manutenzione ordinaria,traffico e vigilanza urbana della Circoscrizione Prato Nord. Sostituzione di membro esterno.
5) Piano attuativo 189 P.G. 117450 del 20.11.2007 - via Dino Campana - parere.
6) Piano attuativo 201 P.G. 8400 del 18.1.2008 – via Marradi - Via Campana - parere.
7) Piano Attuativo 202 P.G. 21796 del 18.2.2008 - via Bologna 130 - parere.

VERSO LE AMMINISTRATIVE - MARIO BENSI "era meglio discutere prima"

La base continua a non capire, ed io anche, la mia impressione è quella che sia contata molto di più l'opinione dei "big" del partito, di quella della maggioranza dei componenti della Direzione. E mi sembra anche che alcuni di questi "big"non abbiano capito che la città non tollererebbe la decapitazione del sindaco e del Presidente della Provincia e la presentazione di uno dei loro nomi. Speriamo bene

Francesco Bartolomei


da Il Tirreno del 25/10/08
La gente dei circoli non capisce

C’è chi rivuole Romagnoli, chi le primarie, chi i giovani

Massimiliano Streppone: «Il sindaco per me ha lavorato bene, se può ci ripensi». De Martino «Non capisco il senso di questa manovra»

PRATO. La base del Pd non capisce. A cominciare dagli elettori e dagli iscritti che non masticano politica tutti i giorni, per finire con i dirigenti di circoli e sezioni. Sondaggi, veleni e addio annunciato anzitempo dal sindaco non sono piaciuti. I più sono certi che «il partito ha tempo e modo di ricompattarsi». Come e con chi, nessuno lo sa. Non manca chi è seriamente preoccupato né chi avrebbe preferito, e lo dichiara apertamente, che Marco Romagnoli non fosse stato costretto a ingranare la marcia indietro. Gli umori, fuori e dentro le stanze dei circoli, si mantengono però freddi e pacati. E l’atmosfera, complice il primo autunno, è anche un po’ triste.

Prova ne è che basta un giro per la città, in un martedì come in un lunedì mattina d’ottobre, per rendersi conto che non è più tempo di fermenti, politici o d’altro tipo, a tutte le ore. Sarà la crisi, che costringe i circoli a ridurre l’orario (e le spese) d’apertura. Sarà che le sezioni fanno vita a sé. Sarà che riconoscere i militanti, fra chi aspetta di giocare a carte o di prendere il caffé, non è affare semplice. Se ci mettiamo, poi, che diverse case del popolo aprono soltanto in tarda mattinata o nel primo pomeriggio, il segno che i tempi sono cambiati è del tutto evidente.
Alla Querce il circolo è chiuso. Pazienza. A Coiano, cambiando zona, pure.

In attesa che apra, Roberto Martini accetta di parlare. «Mi conoscono come Spazzolino - dice - Ho 82 anni e ne ho viste tante. Negli ultimi tempi, ho aderito al Pds, poi ai Ds e al Pd. Su quello che succede, non saprei però dire molto. È vero che la città è cambiata e che devono cambiare anche i dirigenti». E per il sindaco? «Mi piacerebbe che fosse dato spazio ai giovani».
Di cose da dire, Massimiliano Streppone, al circolo Favini della Chiesanuova, ne ha soltanto una: «Io ricandiderei Marco Romagnoli». «Per me ha lavorato bene, nel mezzo a tantissime difficoltà. Come si fa a trattarlo in quel modo? Qualcosa del genere non era mai successo. Voglio solo aggiungere che, se può, Romagnoli ci ripensi. Lo dico ad alta voce. È un grande sindaco». Difficile trovare altri commenti o qualche pensiero contrario a Chiesanuova. Difficile farlo anche altrove, visto che a circoli aperti non corrisponde un gran numero d’avventori né, soprattutto, un orario della sezione Pd che combaci alla perfezione con quello dei locali dell’Arci.
Il tono generale è, in ogni caso, fra il sommesso e il distaccato. Qualcuno parla ma non vuole apparire, qualcun altro, dirigente o banconiere che sia, osserva che ne avrebbe tante da riferire ma che non può. Di registrare una certa insofferenza, capita in diversi circoli.
A Maliseti, Luigi De Martino prova comunque ad analizzare il momento. Dal suo punto di vista, s’intende. «Sono un po’ deluso anche perché non penso che Romagnoli abbia lavorato male. Non ho capito le ragioni di tutta questa manovra. Per quanto mi riguarda sono dubbioso sulle risposte e le candidature che potranno venire - continua - mentre fino a qualche tempo fa nutrivo una fiducia non indifferente nel partito. Si parla d’immigrazione, di crisi. È vero che ci sono. Ma non sono di sicuro colpa di Romagnoli».
Consigliere comunale e dirigente a Coiano, infine, Mario Bensi annuncia che prenderà la parola alla direzione del partito. «Era meglio discutere prima che si verificasse tutto questo - premette - La situazione a Prato è complessa e il malessere, per la crisi come per l’immigrazione, c’è. Sono molto perplesso su come siamo arrivati agli ultimi eventi. Mi pare che ora ci sia bisogno di ricompattare il partito, di fare un programma e di trovare un candidato. Meglio con le primarie».
Fabio Barni


giovedì 23 ottobre 2008

MASSIMO LOGLI - Dichiarazioni sulla rinuncia alla candidatura

Da il Tirreno del 23/10/08

«Basta coi vecchi giochi tutti interni»Logli striglia il partito e spinge per uno scatto in avanti della politicaC’è un punto fermo, è quello delle primarie che non devono diventare il gorillaio di un regolamento di vecchi conti


PRATO. Primo punto fermo: «Non sono un vittima di questa situazione». Secondo punto fermo: «Nessuno mi ha mai chiesto da fare un passo indietro. La scelta di rinunciare è stata solo mia». Massimo Logli, presidente della Provincia, è nel suo ufficio in palazzo Buonamici. Come tutti i giorni. Nonostante il terremoto. Nonostante sappia che è a scadenza.“Spippola” il cellulare: ha appena ricevuto un nuovo attestato di solidarietà. L’ennesimo. Nell’angolo c’è un’orchidea e lì un biglietto: «Rimani l’unico leader politico che c’è sulla scena di Prato». E poi le firme. Forse per questo, anche in mezzo al cataclisma, il clima anche è sereno. Senza infingimenti.
Presidente lei ha definito la sua scelta giusta e necessaria.
«Sì, giusta perché chi ha responsabilità grandi deve risponderne, allo stesso livello, anche nei momenti di difficoltà. Necessaria perché dovrebbe portare il gruppo dirigente e la città a confrontarsi non solo sui nomi ma sulla soluzione dei problemi».
Lo choc della rinuncia è stato enorme, il momento politico è caotico, lei come pensa sia giusto uscire da questa situazione?
«Sono preoccupato perché vedo che pochi, per ora, hanno raccolto il mio appello a superare vecchi giochi tutti interni. Questo rischia di vanificare il valore positivo del mio gesto. Il tema è: uno scatto in avanti della politica. Prato non è di destra, ci chiede con forza di rinnovare la nostra cultura politica che deve diventare la declinazione moderna dei nostri valori. Non farlo scaricherebbe enormi responsabilità su tutta la classe dirigente del Pd».
E lei che è interno al gruppo dirigente è determinato a scardinare queste vecchie logiche?
«Sono operazioni che non si riescono a fare con l’impegno di una sola persona ma con tutto il gruppo dirigente».
Presidente, il terremoto è stato forte, la città è rimasta senza i vertici, solo colpa degli amministratori? Il partito, secondo lei, quali e quante responsabilità ha?
«E’ sbagliato mettere da una parte il partito e dall’altra gli amministratori e sono assolutamente convinto che non si possano chiedere ulteriori sacrifici: sarebbe un errore storico. Questo è il momento di assumersi delle responsabilità e non certo quello di pensare a tagliare altre teste. E’ una logica masochista che non condivido. Torniamo a parlare di programmi e del futuro di questa città».
Accontentato. C’è qualcosa, in questi quattro anni da amministratore, che alla luce di fatti odierni, non rifarebbe o farebbe altrimenti?
«Rifarei le stesse cose. Perhè penso di essere stato un buon amministratore. Ma dando un disegno più organico agli obiettivi. L’unica responsabilità che mi attribuisco è quella di non essere riuscito a trasmettere il senso degli obiettivi strategici: la campagna sull’innovazione, gli aiuti alle imprese, sono stati recepiti come pezzetti di buona amministrazione ma non come un disegno organico. Sono convinto di non avere commesso errori nelle scelte delle singole azioni di governo, mi attribuisco la responsabilità però di non essere riuscito a diventare il punto di riferimento del malessere di questa città, anche su questioni che spesso non possono dipendere dalle scelte delle amministrazioni locali».
Una frase che si sente ripetere spesso. Che anche il sindaco Romagnoli ha detto, che però ha dato un altro “imprinting” alla sua rinuncia alla candidatura.
«Io e Romagnoli abbiamo due storie politiche diverse».
C’è però chi sostiene che lei sia stato soffocato da un abbraccio mortale.
«Se mi chiede se anche l’amministrazione provinciale ha risentito dei malumori sul Comune, allora le rispondo di sì. Evidentemente la gente non ha percepito differenze tra l’uno e l’altro modo di governare. Ma anche se questo avesse influito sui risultati del sondaggio, resta il fatto che non è il motivo per il quale ho deciso di non ricandidarmi. E’ stata una presa di coscienza necessaria per consentire al partito di ripensare il proprio ruolo».
Sondaggio, appunto, crede sia stato usato come una bomba a orologeria?
«No».
Crede sia stato corretto fare un’indagine che accomuna Comune e Provincia?
«Sì».
Eppure l’ente che lei sta amministrando ha per forza meno visibilità.
«Non è il gradimento che mi interessa».
Presidente chi vedrebbe come suo successore?«
Di nomi non ne faccio. Penso però che ci sia un punto fermo che è quello delle primarie e che non devono diventare il gorillaio di un regolamento di vecchi conti ma una verifica della sintesi politica di questa fase. Lancio uno slogan: devono essere primarie delle idee dei progetti».
Il governatore Martini, in una intervista, ha suggerito un cambio generazionale nelle scelte dei candidati futuri.
«Credo che la classe dirigente di questa città sia perfettamente in grado di esprimere i suoi candidati senza interferenze esterne».
Sinceramente, c’è stato qualcuno che alla fine di tutto l’ha convinta a mollare?
«Sì, il sostegno della mia famiglia, in particolare di mia moglie e dei mie figli, alla mia scelta. Ma anche il supporto dei tanti amici che ho, fuori dal mondo della politica, che hanno condiviso la mia analisi sui risultati del sondaggio e mi hanno aiutato nei momenti difficili. Per questo li ringrazio».
Quale sarà il suo futuro?
«Lavoro duro per portare a termine il programma di questa amministrazione».
E dopo?
«Premetto che il mio non è un gesto da pagare ma da valorizzare. Nel mio futuro vedo certamente l’impegno politico, ma non avendo costruito ipotesi di uscita sto reimpostando, assieme alla mia famiglia, il quadro complessivo della mia vita. Ma queste sono questoni personali».
Le è rimasto qalcosa da salvare di quest’ultima difficile, dolorosa fase?
«Tante cose. Ma soprattutto le moltissime testimonianze di solidarietà e di sostegno che ho ricevuto dai cittadini».Cristina Orsini

martedì 21 ottobre 2008

ROMAGNOLI «I nostri sono i numeri del buongoverno. I pratesi non mi bocciano»



da il Tirreno del 21/10/08

La difesa orgogliosa di Romagnoli «I nostri sono i numeri del buongoverno. I pratesi non mi bocciano»
Questa svolta nasce da un malessere profondo Lo ha detto anche la segretaria del Pd: è mancata la sintonia tra il partito e la città - PAOLO TOCCAFONDI


PRATO. Una penna che corre sul foglio, seduto con la testa china al suo tavolo in un angolo dell’enorme ufficio dal soffitto altissimo, nel palazzo comunale. La prima immagine di Marco Romagnoli rappresenta bene anche simbolicamente il suo momento, qualcosa tipo “la solitudine dello sconfitto”. Ma vista dalla stanza del sindaco, la decapitazione dell’amministrazione cittadina assume un carattere diverso.
Le cose dette e quelle che si colgono tra le righe danno l’idea di un sindaco che si sente certamente più la vittima dei problemi del suo partito, che non la causa da rimuovere (e di fatto rimossa) di quei problemi. Nell’intervista si parla di numeri ancora “fantomatici”, quelli del sondaggio, trapelati fin qui da lettere e conferenze stampa in attesa di poter vedere la ricerca. Ma la difesa orgogliosa del proprio lavoro comincia con altri numeri, gli stessi che Romagnoli ha preparato ieri per il suo intervento all’assemblea del Pd.
Sono le posizioni di Prato nelle varie classifiche apparse sui giornali, l’appiglio a cui poter agganciare un riscontro al proprio operato. «Quelle di Prato non sono le cifre di un fallimento - attacca Romagnoli - ma di un buon governo».

Perché allora i cittadini nel sondaggio hanno bocciato il sindaco? «Un momento. In quel sondaggio da parte dei cittadini c’è soprattutto una valutazione negativa del centrosinistra e del Pd. Alla domanda, “come giudica l’operato del sindaco”, il 47% dice “bene”. Non mi pare una bocciatura».
l’esito di questi giorni? «Il problema è che poi alla domanda se lo rivoterebbero, il 47% scende al 30 e crescono gli indecisi. Il sindaco ha operato bene, ma i cittadini sono incerti se votarlo di nuovo».
E infatti anche il Pd ne esce male. «Appunto. L’altro dato è che il Pd scende dal 46,6 al 36,6 e lo zoccolo duro resta al 25 con una quota consistente che dice “bisogna vedere”».
Insomma, il Pd sta peggio del sindaco. «C’è un problema che riguarda complessivamente l’immagine del governo e del partito».
Resta il fatto che con un sondaggio si è decapitata un’amministrazione. Una procedura inedita non trova? «Non c’è dubbio. Ieri sera un amico mi ha telefonato dicendomi di guardare la tv. C’era Veltroni intervistato da Fazio che diceva di “diffidare dei politici che operano le loro scelte in base ai sondaggi”. A parte le battute, se siamo persone serie, i sondaggi misurano i malumori, ma c’è differenza tra il sondaggio e il voto. Nel 2006 davano Prodi quattro punti avanti e poi si è vinto di niente. Tanto più che i due temi che i pratesi hanno messo in cima alle loro preoccupazioni - l’immigrazione e l’economia - sono temi della grande politica, più che dell’amministrazione locale».
E dunque perché la bocciatura? «E’ chiaro che la decisione non è stata presa sulla base di un sondaggio. C’è un malessere nel partito che è profondo e viene da lontano. Il sondaggio evidenzia e conferma alcuni elementi. Il segretario del Pd pratese ha parlato di mancata sintonia del partito con la città. La gravità di questa non sintonia è misurabile dal segnale così forte che si è voluto dare. Evidentemente si ritiene che occorra dare un fortissimo scossone al partito».
La accusano di non aver tenuto rapporti con il partito. L’accusa si aggiunge a un’impressione che si è sempre avuta: che lei fosse percepito come un “esterno” rispetto al gruppo dirigente del Pd, paracadutato alla guida della città per volontà di Martini quando si trattò di risolvere l’impasse del 2004 tra Del Vecchio e Giacomelli. E’ stato così? «Direi che la mancata sintonia è quella del partito con la città, come ha detto la segretaria. Io ho registrato la difficoltà nel gruppo dirigente di una piena condivisione delle scelte, a essere attivi e presenti su analisi e proposte».
Anzichè una resa dei conti in 24 ore, non si poteva rimettere in discussione l’operato suo e della giunta qualche mese fa, magari con un dibattito aperto sul futuro della città. Lei sarebbe stato disponibile? «Certamente. Quando ho annunciato la mia disponibilità a ricandidarmi, significava che anch’io ero in discussione, che volevo si aprisse una riflessione sul lavoro della giunta per arrivare a una decisione condivisa. Mi fu detto che era prematuro. Poi siamo arrivati a questo giro di ascolti a ottobre».
Due sono i temi su cui si gioca il giudizio negativo dei pratesi. Uno è l’immigrazione. «Sull’immigrazione abbiamo scelto l’unica strada possibile: accompagnare la tradizionale apertura della sinistra e l’accoglienza con un’attenzione puntuale alle regole e alla lotta all’illegalità economica. Questo non è stato percepito in maniera adeguata dalla città. E questa è una responsabilità di tutti. Quando ho tirato fuori la lotta all’illegalità mi sono preso di razzista anche da qualcuno del centrosinistra. Questo è un problema che il partito dovrà affrontare».
L’altra questione è la crisi economica. «Le amministrazioni hanno fatto quel che era in loro potere. Hanno tenuto sul fronte dei servizi, hanno aumentato l’impegno nel sociale, hanno tenuto ferme le tasse e le tariffe, cercato di dare sostegno alle imprese; hanno aperto un confronto con il governo regionale e nazionale, proposto un nuovo assetto urbanistico grandi progetti che potessero favorire la diversificazione e la ripresa economica (area Banci, università, centro ricerca, raddoppio del Pecci). E’ chiaro che questo non ha risolto il nodo fondamentale: la gente non ha soldi in tasca. L’impoverimento della città c’è ed è forte».
A volte la buona amministrazione non basta. C’è chi le rimprovera di non aver dato alla città una prospettiva di più ampio respiro. «La prospettiva l’abbiamo data. E’ fatta di più cultura, più università, nuovi settori (logistica e polo espositivo), di una centralità di Prato nell’area metropolitana. Per fare tutto questo i soldi il Comune non li aveva e non li ha, ma ci siamo dati da fare e li stiamo trovando».
I due problemi più sentiti erano gli stessi anche in un sondaggio di 4 anni fa. Ma stavolta i cittadini danno la colpa a voi. Cos’è cambiato? «Che in questi quattro anni le cose sono peggiorate. E dopo quattro anni di crisi, il pessimismo sul futuro è aumentato. Ma attenzione, il 58% ritiene che il centrosinistra vinca le elezioni; non c’è aumento di consensi al centrodestra; c’è un aumento di delusi e incerti nel centrosinistra. Ma Prato non è una città persa. E’ una città in cui il centrosinistra ha deluso sulla credibilità della propria proposta politica».
L’immigrazione spaventa. «I ceti popolari la temono più dei ceti medio-alti, che hanno bisogno della badante o della donna di servizio. Si teme la concorrenza sociale, che gli immigrati ci rubino il lavoro. Non è vero, ma è la paura che lo fa dire. L’immigrazione è temuta in una prospettiva economica, più che come una questione di ordine di pubblico».
Questo ci dice che forse immigrazione e crisi economica, nella percezione della gente, si saldano nel fatto che c’è una parte di economia cittadina, quella cinese, che prospera in gran parte grazie al sommerso. Con la differenza, rispetto al passato, che questa ricchezza prodotta non resta in città, non si redistribuisce, ma prende altre vie. E questo impoverisce Prato. «E’ quel che abbiamo ripetuto in questi mesi: le imprese devono stare nella legalità economica. Il “Patto per Prato sicura” va in questa direzione».
Non ha proprio niente da rimproverarsi? Le cito alcuni esempi: lo stop al progetto del Mercatale, la lentezza nel far decollare i progetti, qualche frizione di troppo con i comitati. «Mi rimprovero di essere stato totalmente impegnato a cercare la soluzione ai problemi e di aver curato poco, necessariamente, i rapporti politici e una comunicazione che facesse emergere con forza i risultati del nostro lavoro».
Si è detto: ci voleva un choc formidabile. Ora ci si attende una risposta all’altezza. Il suo successore è atteso come una specie di “salvatore della patria”. L’altra sera all’assemblea è stato applaudito chi ha chiesto che non vengano proposti “i soliti nomi”. Lei cosa si aspetta che accada? «Mi aspetto una generale assunzione di responsabilità da parte di tutti. Ognuno deve fare la propria parte per elaborare un progetto, recuperare credibilità, cambiare il modo di fare politica e rapportarsi alla gente. E bisognerà proporre uomini e donne che siano capaci di unire tutto il gruppo dirigente e rappresentino pienamente la volontà di cambiamento richiesta».
Come andranno scelti? «Con una discussione ampia nel partito. Poi lo statuto prevede le primarie, ma aldilà del fatto burocratico, le primarie sono necessarie, anche come grande momento di mobilitazione e rilancio del partito e per dare un’investitura popolare ai candidati».
Sarà dura mantenere motivata una giunta dal futuro segnato o quasi. «Restiamo perché dobbiamo concludere il lavoro iniziato con l’orgoglio di difendere il proprio operato e la certezza di rendere un servizio alla città».
Quanto le è costato dal punto di vista umano questo passo indietro? «Molto. Mi era costato anche lasciare il mio lavoro per fare il sindaco; sono stati anni durissimi, difficili, molto pesanti. Ora mi dispiace molto che il sacrificio di questi anni non abbia un giusto riconoscimento, che non ci sia una conclusione in cui si prenda atto del lavoro svolto, con i pregi e i limiti. Eppure è un lavoro importante fatto in una fase di poca credibilità della politica e di crisi profonda della città».
Si impegnerà ancora nel partito? «Eccome. Sabato mattina sono stato a prendere la tessera del Pd alla mia sezione della Pietà. Intendo dare il mio contributo anche non da sindaco».

PD PRATO VERSO LE AMMINISTRATIVE



Pubblico l'intervista a Claudio Martini apparsa sul Tirreno di oggi in merito alla situazione pratese


da Il Tirreno del 21/10/08

Martini: malessere grave, ci voleva uno choc «Caro Marco, capisci, è una decisione presa con la morte nel cuore»«Con la crisi del tessile e il fenomeno cinese la città è un prototipo dei problemi della globalizzazione. E noi dovevamo rispondere»


FIRENZE. «Caro Marco, con la morte nel cuore...». Ha esordito così il presidente della Regione Claudio Martini quando ha dovuto dire al sindaco di Prato Marco Romagnoli che anche lui era d’accordo con la decisione del gruppo dirigente del Pd di non ricandidarlo, assieme al presidente della Provincia Massimo Logli. Sì proprio lui, Martini, che cinque anni fa aveva candidato Romagnoli alla guida di Prato. «Io l’ho scaricato? Niente di più falso. Conosco Marco da trent’anni, siamo molto amici. Nella mia lunga esperienza politica nulla mi è costato di più sul piano umano». Martini, «da pratese iscritto al Pd», precisa, ha deciso di spiegare al Tirreno il senso del terremoto pratese. La decisione di fare tabula rasa. Seppure con la morte nel cuore...
Una soluzione sorprendente. Da cosa nasce, presidente? «Dalla consapevolezza che il malessere di Prato è arrivato ad un punto così acuto da esigere una risposta forte».
Ci voleva un sondaggio per capirlo? «Il sondaggio è solo uno strumento di una verifica più ampia dalla quale è emerso il disagio profondo della città. Prato è una città prototipo, emblematica. In passato lo è stata come distretto del tessile, per la coesione sociale e l’integrazione. Era il tempo in cui i telai giravano e producevano ricchezza, il corpo sociale si presentava unito e la città era felicemente multietnica».
Oggi invece? «Si assiste ad una sorta di mutamento antropologico. Prato è diventata il prototipo delle difficoltà a gestire la globalizzazione. Non a caso nel sondaggio i pratesi indicano quasi esclusivamente due problemi: il lavoro e i cinesi. L’economia e l’integrazione. Quelli che ieri erano punti di forza, oggi rappresentano punti di forte problematicità. La crisi economica si è saldata con l’esplosione del fenomeno cinese. Così ad una fase di crisi mai vista, il Pd ha ritenuto di dare una risposta forte».
Una risposta choc. «Ci tengo a precisare che in discussione non è l’operato del sindaco e del presidente della Provincia. Tutte le classifiche ci dicono che Prato è stata amministrata bene».
Perché li cambiate allora? «Ci stavo arrivando. Il punto vero è il sentimento collettivo di una città che teme di non farcela di fronte ad una crisi economica impetuosa. Il problema è più politico che amministrativo. Governare bene non basta in tempi di tale sommovimento. Si è detto nel corso degli anni: a Prato c’è la bufera. Ma la bufera non è passata. Da qui un senso di scoramento, di sfiducia. Prato vive una sorta di blocco psicologico. Che va superato. Dobbiamo saltare l’ostacolo».
Intanto saltano Romagnoli e Logli.... «Il Pd ha ragionato su due ipotesi. La prima: proviamo a rafforzare l’attuale assetto amministrativo. La seconda: diamo un segnale di forte innovazione. Occorre, ci siamo detti, una scossa forte. Che dia il senso che abbiamo capito il male oscuro della città e lo vogliamo affrontare con determinazione. Abbiamo deciso così d’intesa con loro».
Romagnoli e Logli rischiano di essere i capri espiatori di una crisi più grande delle loro competenze. «Questo rischio c’è, non lo posso negare. Posso solo dire questo: non c’è nulla nell’operato di Romagnoli e Logli che non sia degno di essere proseguito dai successori».
Fuori Romagnoli e Logli. E chi dirige il Pd resta al suo posto? «Il problema del sindaco e del presidente della Provincia si è posto perché ora ci sono le elezioni amministrative alle porte. E’ chiaro che la svolta che Prato deve compiere riguarda tutta la classe dirigente di questa città».
Ma come può fare una città a gestire una crisi che è globale? «Possiamo fare la nostra parte. In almeno tre direzioni. Sul piano economico il talento che ieri ha fatto di Prato la capitale del tessile deve spingere oggi le imprese a inventare e fare nuovi prodotti e le istituzioni devono aiutarle; i pratesi devono diversificare le loro attività verso nuovi settori e prodotti, nuovi affari e ad innovare al massimo le loro attività. Poi c’è il problema della convivenza con la comunità cinese. Già il sindaco Romagnoli ha fatto molte cose, ora dobbiamo andare oltre. Infine Prato deve rafforzare di più il suo rapporto con la Regione. Uscire da una sorta di isolamento. Sentirsi città della Toscana. Spesso agli imprenditori che si lamentano dico: “Fate progetti e portateli in Regione”. Usciamo dal torpore».
C’è chi dice che avete fatto un regalo alla destra. «Continuo a pensare che il regalo lo avremmo fatto stando fermi. L’esultanza della destra è effimera. Il sondaggio è chiaro: i pratesi esprimono tutto il loro disagio ma affidano al centrosinistra il compito di risolverlo. La stragrande maggioranza degli intervistati sostiene che a vincere le elezioni saremo noi, non la destra. Gli elettori del centrosinistra non si sposteranno sul Pdl, casomai sull’astensionismo. E’ per ridare slancio che abbiamo fatto una scelta forte».
Il prossimo sindaco? «Niente nomi. Mi limito a sottolineare l’esigenza di un rinnovamento generazionale. Le crisi si superano anche con classi dirigenti nuove».

sabato 18 ottobre 2008

Casa del popolo di Coiano "INCONTRARCI PER CAPIRSI"


La Casa del Popolo di Coiano ripropone la sua attività culturale a partire dal 17 ottobre prossimo fino a tutto il mese di dicembre.

Un fitto calendario di appuntamenti sotto lo slogan "Incontrarci per capirsi" realizzato in collaborazione con l'associazione Arci e la Provincia di Prato.

Nel salone della Casa del Popolo di Coiano, in via del Bisenzio a S.Martino n.5/F, si alterneranno mostre di fotografia e pittura, apertivi/incontri su temi specifici e proiezioni di film, spettacoli teatrali con ingresso ad offerta libera e il cui ricavato sarà devoluto in beneficenza.

Scarica il programma completo

FORZE DELL'ORDINE CONTESTANO BRUNETTA A PRATO




Un plauso alle forze di polizia che ieri presso l'Hotel Palace hanno operato per far si che la convention del PDL, con la presenta del Ministro Renato Brunetta, e il sit in organizzato per protesta dalla CGIL si svolgessero in modo tranquillo e democratico.

Ma un merito ancora maggiore glielo riconosco perchè contemporaneamente allo svolgimento del loro dovere anch'essi hanno detto la loro protestando contro la politica disastrosa del Governo Berlusconi ed hanno esposto sagome con l'indicazione "ci hanno pugnalato alle spalle", penso che il messaggio sia chiaro.
Tutto questo mentre un nutrito gruppo di giovani della scuola e dipendenti pubblici dicevano la loro in merito alla sciagurata la legge 133 e allla Riforma Gelmini .

giovedì 16 ottobre 2008

IL MINISTRO BRUNETTA DOMANI A PRATO
















da il Tirreno del 16/10/08
Monta la contestazione al ministro

Domani Brunetta al Palace, protestano poliziotti e dipendenti pubblici

Gli agenti del Coisp si sentono traditi: sagome con un coltello piantato nella schiena

PRATO. Non avrà una bell’accoglienza Renato Brunetta, ministro della Funzione pubblica, atteso domani pomeriggio all’Hotel Palace in occasione della conferenza programmatica del Popolo della libertà. O meglio, il ministro sarà accolto certamente bene dai compagni di partito, ma prima sarà costretto a fare i conti coi contestatori.
Una contestazione organizzata da uno dei sindacati di polizia e dalla Funzione pubblica della Cgil.
Per una volta i poliziotti in borghese della Digos, la cui presenza è sempre richiesta quando arrivano in città membri del governo o personaggi pubblici di una certa rilevanza, dovranno vigilare anche sui loro colleghi del Coisp (Coordinamento per l’indipendenza sindacale delle forze di polizia), che piazzeranno davanti all’entrata del Palace alcune sagome raffiguranti un poliziotto con un coltello piantato nella schiena, nell’ambito della campagna nazionale “Ci hanno pugnalato alle spalle”.
Si sentono traditi, i sindacalisti di polizia, e la presenza in città del ministro Brunetta era un’occasione troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire.
Il Coisp ritiene sbagliato il trattamento del governo verso gli operatori di pubblica sicurezza e protesta contro la conversione in legge del decreto 112, «col quale sono stati attuati tagli alla sicurezza per 3,5 miliardi di euro nel prossimo triennio, in virtù dei quali i poliziotti continueranno a non vedersi pagati gli straordinari, che a tutt’oggi vengono vergognosamente corrisposti con circa 6 euro netti all’ora, e inoltre saranno costretti a pagare anche la “tassa sulla malattia” di oltre 30 euro al giorno, anche se costretti a curarsi per cause derivanti dal servizio a tutela dei cittadini».
Al volantinaggio dei poliziotti, previsto dalle 16,30 alle 20, si affiancherà dalle 17 alle 19 quello della Funzione pubblica della Cgil, da tempo critica verso il ministro, cui si rimprovera di usare argomenti demagogici facendo passare molti dipendenti pubblici per fannulloni. Insomma, di fare di tutta l’erba un fascio, quando invece le mele marce sarebbero molto poche rispetto alla totalità dei dipendenti. Cisl e Uil per ora non si associano all’iniziativa della Cgil.
E chissà che il ministro Brunetta non accetti uno scambio di idee coi suoi contestatori prima di entrare alla riunione di partito. Il personaggio è fatto così, quando c’è odore di polemica ama affrontarla di petto, spesso negli studi televisivi ma ogni tanto anche in occasioni pubbliche.

Aggiungo io:
Inviterei gli iscritti a CISL e UIL a dissociarsi dalle decisioni delle loro organizzazioni e a sostenere la protesta contro un personaggio alquanto discutibile come Brunetta, che, a fronte di motivazioni anche in parte giuste , utilizza metodi poco democratici e irrispettosi nei confronti dei lavoratori onesti facendo di tutta l'erba un fascio

Francesco Bartolomei

mercoledì 15 ottobre 2008

MARCO ROMAGNOLI NON SI RICANDIDA

DICHIARAZIONE DEL SINDACO DI PRATO

Prato, 15 ottobre 2008 -
«Gli anni trascorsi, il momento attuale, ed anche il futuro più immediato, rappresentano una delle fasi più difficili che la città abbia affrontato nell'ultimo mezzo secolo. Si sommano fenomeni epocali, come la globalizzazione e le grandi migrazioni, con una crisi dell'industria tessile ormai decennale e con un cambiamento sociale su cui certo incide una numerosa popolazione di migranti, ma anche il declinare dei ceti che hanno costituito l'ossatura e la forza economica del distretto. Operai, artigiani, piccoli imprenditori, che hanno garantito la continuità dello sviluppo, la coesione sociale, la continuità del buon governo cittadino, si sono ridotti e dispersi; il blocco sociale che rappresentavano si è frantumato insieme alla tradizionale versatilità e competitività delle imprese. Il meccanismo di creazione della ricchezza si è inceppato, la mobilità sociale si è bloccata, l'industria tessile si è avviata ad un ridimensionamento che ne ha drasticamente ridotta l'importanza. Le tradizionali forme di rappresentanza, di partecipazione e gli equilibri che hanno in passato assicurato il superamento delle crisi, si sono rivelate incapaci a dare risposte adeguate ai nuovi problemi. Per la prima volta nella sua storia recente Prato ha dovuto registrare un peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro, con un diffuso impoverimento delle famiglie, rassegnandosi ad un futuro incerto che presenta per i nostri figli minori opportunità di quelle che noi abbiamo avuto.

La città vive con smarrimento in un clima di incertezza, mentre si appannano i tradizionali punti di riferimento costituiti dai partiti, dalle associazioni di categoria, dai sindacati, dalle amministrazioni locali. In questo quadro il Comune, nei limiti delle sue competenze istituzionali, ha cercato di dare le risposte possibili, di mantenere una tenuta sociale, di definire una strategia di potenziale nuovo sviluppo.

Pur con risorse finanziarie sempre più scarse si sono affrontati i problemi del vivere quotidiano come i più vasti progetti di sostegno alla trasformazione economica e sociale della città. Si è razionalizzato e messo in sicurezza il bilancio, risanato importanti istituti cittadini, senza aumentare tasse e tariffe per non gravare sulle famiglie. Si è aumentato l'impegno su scuola e sociale, avviati investimenti importanti sul fronte delle strutture scolastiche, della viabilità, dell'ambiente. Si è potenziato il trasporto pubblico con le Lam e aumentate le piste ciclabili. Si è avviato un confronto ed una collaborazione con i governi regionale e nazionale, con le amministrazioni vicine per affrontare il nodo e le potenzialità dell'area metropolitana.

Si è stipulato con il governo un Patto per Prato sicura, per dare strumenti ad una politica sulla immigrazione che coniuga legalità ed integrazione e per assicurare quella sicurezza che i cittadini chiedono. Si è varata una revisione del Piano Strutturale , sanando distorsioni e ripensando gli assetti urbani secondo la nuova realtà. Si sono sostenute le attività produttive, dato impulso alla potenziale diversificazione in nuovi settori, come la logistica ed i servizi. Si è potenziato il ruolo innovativo che la cultura può assolvere, con l'Università, con il sostegno delle grandi istituzioni culturali, con il rilancio ed il raddoppio del Centro Pecci. Si è individuato nel polo espositivo e nel riassetto di tutta l'area della declassata un potenziale di nuove funzioni di interesse metropolitano, capaci di contribuire a dare nuovi impulsi alla nostra economia.

Tutto questo non è però bastato, non è stato recepito, non ha prodotto una diversa percezione dei problemi, non ha creato mobilitazione di forze, quel risveglio necessario a correggere le prospettive negative della città. E' questo un segnale di scollamento, di difficoltà di intesa del Partito Democratico con i suoi elettori ed i ceti di riferimento.

Si impone dunque un salto di qualità nell'agire, nella capacità di rapporto con la città, nella elaborazione e nella proposta da parte di tutto il partito. Occorre una forte innovazione nelle forme e nei contenuti della politica che non solo riesca a cogliere il cambiamento che è avvenuto nella struttura economica, negli assetti sociali, nella percezione e nella vita quotidiana della nostra gente, ma sia anche capace di orientarla, di confortarla con una prospettiva positiva credibile, di aprire una fase nuova, con proposte condivise e capacità di governo dei processi. Questa è la sfida di oggi per il Partito Democratico.

Per fare questo occorre che vi sia piena coscienza della complessità e della difficoltà della fase che stiamo vivendo, è necessaria una analisi ed una strategia condivisa, su cui muovere tutti coerentemente. E' indispensabile una unità forte del gruppo dirigente e una assunzione piena e incondizionata di responsabilità da parte di ognuno. Per favorire questo obiettivo, per dare credibilità e cogenza a questa volontà di innovazione, per dimostrare quanto seria sia la determinazione del partito su questo terreno mi è stato chiesto di non proporre la mia ricandidatura, in modo che sia indiscutibile il cambiamento, si produca una scossa forte e profonda, si obblighi ad una riflessione vera, profonda e ad una generale assunzione di responsabilità nei confronti della città.

E' un passo grave, che significa e sottolinea la volontà di assicurare, da parte del PD, e in primo luogo del suo gruppo dirigente, un impegno pieno ed incondizionato, a superare interessi personali, opportunismi e remore di ogni tipo per dare corpo ad una unità reale, ad uno sforzo unanime, ad un sostegno vero alla strategia che guiderà l'azione del partito, delle amministrazioni ed agli uomini e donne che ne assumeranno la responsabilità.

Io sono convinto della necessità di uno scatto, di un nuovo protagonismo di una netta assunzione di responsabilità. Io ritengo assolutamente necessaria l'unità del partito e del sostegno che tutti devono dare alla azione di governo. Non si affronta la nuova legislatura senza queste condizioni. La gravità della situazione non permette proposte che mantengano o producano divisioni.

Per questo, per dare alla città la certezza di un pieno dispiegarsi di energie, di una fase nuova di impegno incondizionato, io condivido la scelta di non candidarmi alla seconda legislatura.

La città è ancora forte di un radicamento democratico ed il suo orientamento politico è saldo, il segnale che vogliamo dare è di rinnovare la nostra capacità di guidarla nelle forme che il nuovo quadro economico e sociale ci impone. Non è questo che è in discussione. Infine voglio ringraziare coloro che mi hanno voluto alla guida della città, chi vorrebbe che ancora continuassi e me lo ho ha manifestato con rabbia ed affetto, ma soprattutto tutti coloro che hanno fattivamente concorso al sostenere il mio lavoro, che mi hanno aiutato in questo compito così faticoso e difficile. A loro chiedo di continuare, come farò io, con la stessa determinazione con cui ci siamo adoperati finora. Di noi c'è assoluta necessità, lo dobbiamo alla nostra storia, alla città, alle componenti più deboli, a chi è travolto dalle trasformazioni in atto. Al lavoro.

Marco Romagnoli».