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martedì 11 settembre 2007

A PROPOSITO DI LAVAVETRI....


Riccardo Cammelli scrive:

Le decisioni prese in materia di sicurezza a Bologna e Firenze, quest’ultima in riferimenti ai lavavetri, hanno suscitato un notevole dibattito, che solleva molte questioni di merito e di metodo. Vorrei fare alcune considerazioni schematiche come spunti di riflessione.

IL RAPPORTO TRA AFFERMAZIONI DI PRINCIPIO E AZIONE DI GOVERNO

La prima obiezione che da più parti è stata sollevata a seguito dell’ordinanza fiorentina ha riguardato la distanza esistente tra il bagaglio di valori di cui si fa promotore il Centrosinistra e quello che in effetti produce in termini di azione e comportamento dei responsabili di governo locale e nazionale. Forzando molto con le semplificazioni, si possono individuare almeno 3 posizioni critiche verso le decisioni prese: a) la critica di ispirazione cristiano-sociale, dettata dalla dottrina sociale della Chiesa, per cui i Sindaci si sono scagliati contro gli "ultimi", emarginandoli ulteriormente; b) la critica di ispirazione socialista e comunista, dettata dalla critica al sistema neocapitalista, per cui gli sfruttati e gli emarginati del sistema capitalista sono ulteriormente emarginati e perseguiti dal sistema stesso; c) la critica della destra che vede i provvedimenti come contraddizioni politiche interne allo schieramento del Centrosinistra, e li giudica comunque insufficienti, secondo un’idea di radicale militarizzazione delle città.
Non c’è dubbio che le decisioni prese hanno a che fare con il rapporto tra i "cavalli di battaglia" dei progressisti (giustizia sociale, equità, coesistenza fra culture, solidarietà) e le sollecitazioni provenienti dalla realtà quotidiana, ovvero dalle istanze che richiedono una risposta. Dal punto di vista ideale e pratico il Centrosinistra deve sciogliere questi nodi, rimodulando il proprio rapporto tra affermazioni di principio, valori e azione pratica, poiché in questo "gioco" si inserisce il grande tema del rispetto delle leggi e delle regole, come diritto/dovere per tutti.


IL RAPPORTO TRA DISCUSSIONE E DECISIONE
Tradizionalmente, di fronte ad un problema, a sinistra si è sempre preferito (meglio così) la discussione e l’analisi prima di prendere una decisione, a differenza della rapidità demagogica e sbrigativa con cui la destra ha dimostrato di intervenire. La politica però, e in particolare l’azione di governo, ha bisogno di produrre decisioni, azioni, risultati,. Su quelle si basa il giudizio dei cittadini verso gli amministratori. L’intervista rilasciata dai sindaci Domenici e Cofferati su La Nazione della settimana scorsa riflette questa necessità. I due sindaci mettono in luce i problemi che si trovano ad affrontare e toccano almeno tre punti su cui chiedono chiarezza da parte dei partiti che li sostengono: a) il tema della sicurezza e delle regole; b) la necessità di rispondere per tempo e con efficienza a problemi reali, sentiti dai cittadini; c) di conseguenza al punto precedente, un diverso rapporto tra discussione e decisione, e cioè: la discussione e l’analisi dei fenomeni, i dibattiti e le riflessioni, per quanto interessanti e importanti, non devono prevalere sul momento dell’azione, e non devono impedire l’assunzione di decisioni e di risposte da dare ai cittadini.
Questi punti si possono estendere a tutti gli ambiti di intervento del governo locale e nazionale. Ambiente, salute, lavoro, ecc. necessitano senza dubbio di dibattiti ed analisi, ma per quanto tempo si dovrebbe protrarre una discussione? E cosa succede quando la discussione diviene infinita ed impedisce le decisioni? E se chi è stato eletto per decidere non prende decisioni, come viene valutata la sua azione di governo?
In ogni caso, fermo restando che gli amministratori sono tenuti a prendere decisioni, la risposta offerta a Firenze riguarda solo una parte del fenomeno più ampio dello sfruttamento di queste persone. Servono azioni concertate tra i vari organi dello Stato per andare alla radice di problemi come questo. Il dovere dello Stato e delle amministrazioni locali è quello di non fermarsi al lavavetri, (che è la punta visibile dell’iceberg), bensì andare oltre, indagare, scovare e sgominare le reti e le organizzazioni criminali che imbastiscono traffici di merci e uomini, confiscare i proventi illeciti di tali traffici.

GLI STRUMENTI PER INTERVENIRE
In realtà la discussione su tutti questi temi rischia di essere anch’essa l’ennesimo dibattito che non ha vie d’uscita se non si dotano gli organi di governo locale di strumenti e risorse adeguate. Strumenti e risorse che dovrebbero provenire da: a) un adeguato apparato legislativo nazionale che supporta l’azione di governo locale; b) un diverso sistema di prelievo fiscale che dota le amministrazioni locali di nuove risorse.
L’esempio di Firenze mette in luce questi aspetti. Infatti, quando si prende in considerazione la proposta di regolarizzare lavavetri, venditori ambulanti sulle spiagge o nei mercati, e quant’altro, ci si scontra con un sistema di leggi che lo impedisce. Anzitutto si dovrebbe intervenire in tempi rapidi sul Testo Unico sull’immigrazione, modificandolo profondamente. Regolarizzare queste attività commerciali significa per prima cosa rendere regolare il soggiorno in Italia dei queste persone, e successivamente regolarizzare la loro posizione nei confronti di Camera di Commercio, Ministero delle Finanze, USL, ecc., e tutto quanto è necessario.
Anche ammettendo la possibilità di regolarizzare queste persone, si dovrebbe consentire una sorta di "sanatoria", che farebbe comodo a molti altri privi il permesso di soggiorno, per cui si scatenerebbe un meccanismo a catena che inevitabilmente attirerebbe migliaia di persone. Questo è solo un esempio, ma se ne potrebbero fare altri. Il tutto per dire che strumenti e risorse per affrontare un problema di amministrazione pubblica del territorio sono connessi ad azioni e interventi legislativi e finanziari di portata più vasta: leggi nazionali, politica fiscale decentrata, federalismo.

Riccardo Cammelli

2 commenti:

Anonimo ha detto...

L'analisi che ho letto merita un plauso in quanto raramente si riesce a leggere cose sensate.
L'unico aspetto che non convince il solito modo un pò sbrigativo di liquidare la politica di cestro-destra come superficiale, non riflessiva, insomma per farla breve:" le teste le abbiamo noi, di la zero".
Purtroppo non credo che sia così anche se piace raccontarlo e raccontarselo, evidentemente.
un saluto da chi sta di la.
ciao
francesco

Anonimo ha detto...

imparato molto