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lunedì 29 giugno 2009

PD A PRATO. UN PARTITO TUTTO DA COSTRUIRE


Mario Masini scrive:

Ogni azione politica, se la si vuole indirizzata al successo, mai scontato peraltro, deve necessariamente essere supportata dall’onestà intellettuale di chi la propugna.

A mio parere, la troppo recente nascita del Partito Democratico ha un vizio d’origine riconoscibile: i dirigenti ex DS, guidando il partito fondatore maggioritario, sembrano avere avuto, e conservare tuttora, una riserva mentale ben precisa di questo tenore: “Entri chi vuole, tanto poi comandiamo noi che siamo di più”.

Questo ragionamento ha già prodotto un disastro. Intendo riferirmi alla realtà pratese più che a quella nazionale.

E’ mia convinzione che sia stato “concesso” a Massimo Carlesi di partecipare alle primarie nella sicura prospettiva che risultasse perdente nella competizione con Paolo Abati. Una tale concessione, inoltre, avrebbe gratuitamente confermato al PD un’immagine democratica, sempre preziosa.

E’ successo invece che Carlesi abbia prevalso su Abati. A questo punto, però, il vincitore, che avrebbe dovuto essere sostenuto soprattutto dal PD, da tutto il PD, si è trovato non soltanto abbandonato dal partito ma, talvolta, apertamente osteggiato, e perché candidato imprevisto e perché cattolico, non ex democristiano (quelli sono largamente rappresentati nella formazione avversa e non si sono sentiti a disagio fianco a fianco con chi fa il saluto romano).

Risultato: Prato alla destra, scandalo in Toscana e fiore all’occhiello degli avversari a livello nazionale.

Certo, ci sono state anche le ragioni degli errori compiuti nell’amministrare Prato, dell’arroganza di molti esponenti politici e della loro crescente lontananza dalla gente. Ma proprio per questo Carlesi aveva vinto le primarie, in maniera decisamente rivoluzionaria. Da candidato sindaco proponeva di affrontare i problemi che ci sono e di risolverli nell’ambito dell’interesse generale, con quell’amore che non porta a denigrare oltremodo la nostra Città.

Purtroppo però, molte persone hanno considerato le primarie con leggerezza, come fossero state un giochino opportunistico o del tutto interno alla lotta di potere che spesso si consuma nelle formazioni politiche. E Carlesi ha pagato anche perché è sembrato a quelle persone che, nella sostanziale continuità politica, nulla sarebbe cambiato.

Io, insieme a tantissimi altri, sono convinto che, con qualunque candidato di stretta espressione della dirigenza del PD, non ci sarebbe stato alcun ballottaggio, perché il centrodestra avrebbe vinto al primo turno.

Quella sorta di verifica del pedigree, quella quasi indispensabilità della “giusta provenienza” per avere consenso nel PD dev’essere cancellata. Chi ha voce, chi ha argomenti, deve assumere ruoli all’interno del partito, a prescindere.

La fusione, non la semplice federazione, delle diverse anime, sia pure difficile, dev’essere tentata. E’ il progetto originario.

E’ confortante, a mio giudizio, in previsione del primo congresso nazionale a ottobre, vedere una Rosy Bindi che annuncia di appoggiare un Bersani, un Fassino dar mano a un Franceschini. Mi pare l’inizio di un rimescolamento indispensabile. Meno confortante leggere di un Civati che nega la necessaria eterogeneità del PD chiamando “intrusa” una Binetti che, con il giudizio che ciascuno può dare, sta nel PD. Se ci sta credo sia disponibile a qualche necessario compromesso.

Il PD non può essere politicamente “ariano e puro” come la destra vorrebbe la società italiana, rifiutando la parziale multietnicità inarrestabile, ma semplicemente modernamente progressista.

Tutto quanto sopra premesso, auspico che il prossimo congresso pratese veda accolte, senza riserve, valori, idee, proposte e persone eticamente connotate che facciano della politica un doveroso servizio. La sola condizione richiesta dovrebbe essere che il loro esplicito scopo sia la diminuzione delle distanze economiche e sociali fra le persone, l’aiuto ai più esposti e deboli, la valorizzazione delle bellezze e ricchezze culturali proprie di Prato e il rilancio della capacità produttiva della Città a vantaggio di tutti i suoi cittadini e non soltanto di una parte.

Mario Masini

1 commento:

Anonimo ha detto...

Hai Ragione...!