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giovedì 1 gennaio 2009

LETTERA APERTA AI VERTICI DEL PD

Il gruppo di Primarie vere, primarie sempre. www.primariesempre.org
La lettera aperta ai vertici del PD:


Il Partito Democratico è nato con una scelta precisa, una scelta innovativa rispetto alla tradizione politica italiana, la scelta delle primarie come atto fondativo. Questa decisione non è stata presa a caso. E' stata il risultato di un percorso, cominciato anni fa, per cercare di dare una risposta al progressivo distacco degli italiani dalla politica, e alla deriva populista della nostra destra. Le primarie del 14 ottobre 2007, con i tre milioni e mezzo di cittadini che si sono recati a votare, hanno dato un chiaro segnale che questo percorso rispondeva effettivamente ad un'esigenza di partecipazione e di coinvolgimento molto sentita da parte degli elettori.

Ad un anno di distanza sembra però che questa scelta inizi ad essere oggetto di ripensamenti da parte di importanti esponenti del partito. L'on. Massimo D'Alema ha recentemente parlato, anche in un'intervista a questo giornale, di eccesso di "primarizzazione" della vita del partito. Lamentele sulla "feudalizzazione" delle primarie sono state presentate dall'on. Bersani, e la lista potrebbe proseguire. Lo stesso segretario Veltroni, alla Direzione Nazionale del 19 dicembre, invitava a riflettere sul loro utilizzo, concludendo che "sarebbe tragico se il PD si riducesse ad un luogo nel quale si discute solo di regole di vita interna".

Proprio le parole del segretario, secondo me, rivelano uno dei falsi miti che si stanno creando contro le primarie. Il problema non è che si facciano troppe primarie, ma piuttosto che se ne discute troppo. Quando le primarie si fanno si parla di programmi e di problemi concreti dei cittadini, dei temi che portano voti, e non di regole interne del partito. E' piuttosto quando si cerca di evitarle, di addomesticarle, addirittura di fermarle dopo che sono partite, come è stato chiesto da alcuni a Firenze, che dal confronto politico si passa a dispute avvocatesche. Quello che manca sono regole chiare e certe sul loro svolgimento, regole che evidentemente lo Statuto e il regolamento nazionale non definiscono in modo adeguato. Noi ci lamentiamo spesso della mancanza di certezza del diritto in Italia, ma per essere credibili dovremmo cominciare dimostrando di essere in grado di realizzarla almeno all'interno del nostro partito.

Un secondo mito afferma che le primarie impedirebbero un adeguato controllo del Partito sui propri eletti, anche e soprattutto a livello etico. La tesi è che gli eletti, rispondendo agli elettori e non al partito, si potrebbero appellare a chi li ha votati per rifiutare i "consigli" di dimissioni con i quali spesso si cerca di risolvere queste situazioni. L'illusione, in questo caso, è quella di poter risolvere tutti i problemi lavando i panni sporchi in famiglia. Questo atteggiamento poteva avere un senso in tempi di guerra fredda, ma non è compatibile con una effettiva democrazia, e lo si vede già da decenni. L'alternativa è chiara: il Partito deve garantire agli elettori il rispetto rigoroso, da parte dei candidati, del codice etico e dei fondamentali principi di trasparenza necessari affinché essi possano prendere decisioni informate. Proprio il fatto che chi effettua le scelte sia separato da chi esercita i controlli può garanti re che questi avvengano senza troppe reticenze. La credibilità del Partito Democratico diventerà tanto più elevata quanto più esso sarà in grado fornire agli elettori un servizio efficace per la scelta dei candidati, ad esempio attivando il sistema informativo per la partecipazione previsto dallo Statuto.

Un terzo mito è quello che vede impossibile la presenza di più candidati di uno stesso partito - e in particolare del Partito Democratico - in primarie di coalizione. In effetti in questo caso esiste, nel regolamento nazionale, una regola - inserita con un inopinato emendamento dell'ultimo minuto - che rende complicata la vicenda. Questa regola afferma che, in caso di primarie di coalizione, "il P.D. parteciperà con un proprio candidato espresso sulla base del presente regolamento". Un improbabile meccanismo di doppie primarie, che infatti non viene applicato, ma lascia grossi dubbi. Anche perché è effettivamente difficile affrontare delle trattative di coalizione senza conoscere prima il candidato e il programma. La soluzione però sembra chiara: il Partito Democratico deve avere la forza di imporre a tutti quelli che si vogliono alleare con esso meccanismi democratici per la scelta dei candidati. Un partito a vocazione maggioritaria non puo' sottostare a ricatti come quello operato da Di Pietro in Abruzzo: il primo criterio per mettere in piedi un'alleanza deve essere l'accettazione delle scelte democratiche degli elettori, chi non ci sta non può pretendere niente.

E' chiaro che questo strumento democratico, con il quale ancora abbiamo poca esperienza, va regolato meglio e in modo più preciso. Purtroppo sembra che molti, anche all'interno del Partito Democratico, abbiano paura delle regole, che sembrano limitare il campo della "politica". In realtà, avere delle delimitazioni precise non è un ostacolo alla discussione, al confronto, e alla sintesi, ma al contrario aiuta ad esercitarli proprio là dove è più richiesto dagli elettori, ovvero sui programmi concreti che li riguardano. Ciò che non è definito da regole chiare e semplici sarà sempre oggetto di infinite trattative e di compromessi che toglieranno tempo ed energie alla parte migliore dell'elaborazione politica. Chi da quelle regole rischia di perdere potere di contrattazione è ovviamente contrario alla loro definizione, ma non dobbiamo farci sviare da certe false impressioni che le primarie mal regolate possono dare.
Negli Stati Uniti le primarie non sono nate con il loro sistema democratico; esse sono state adottate solo in seguito - proprio dal Partito Democratico - per limitare il potere dei boss locali del partito e riavvicinare i cittadini alla politica. Anche la recente elezione di Obama ha dimostrato che la fiducia nella democrazia da loro ha avuto successo: noi democratici italiani, che abbiamo problemi molto simili, faremmo bene a continuare su questa strada, e a non cadere nella tentazione di tornare indietro, nella falsa illusione che tutto sommato si stava meglio quando si stava peggio.

Daniele Mazzini (coordinatore nazionale della campagna www.primariesempre.org )

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